Il 22 marzo è l’occasione giusta per qualche dato: l’impronta idrica dello spreco in Italia ammonta a circa 25.000 litri all’anno per ogni cittadino. Equivale a dire che dietro a 13,7 kg pro-capite di spreco alimentare annuo si nascondono “virtualmente” circa 25 m3 di acqua, riversati nel bidone della spazzatura di casa di ogni italiano. La dieta mediterranea utilizza in un anno poco più di 1700 metri cubi di acqua, certamente penserete che è un’enormità. Ma la dieta anglosassone finisce per assorbire fino a 2600 metri cubi di acqua, sempre in un anno e sempre pro capite. L’impronta idrica degli alimenti ci spiega che per la produzione di un chilo di carne di manzo servono 16 mila litri di acqua, per produrre una tazza di caffè ne ‘bastano’ 140. Il rapporto fra lo spreco alimentare e l’impronta idrica che lasciamo con i nostri comportamenti quotidiani, alimentari e non, risulta determinante: il 70% dei consumi di acqua dolce, a livello planetario, è impiegata nel settore agricolo (poco meno del 40% nei paesi industrializzati, poco più dell’80% nei Paesi in via di sviluppo) e dietro ai pasti che consumiamo quotidianamente ci sono enormi quantità di acqua, fino a 3600 litri per un’alimentazione a base di carne. Complessivamente anche quest’anno ci siamo ‘bevuti’ il lago d’Iseo, 16 milioni di tonnellate di acqua “virtuale”, ovvero 13.709.248.330 di metri cubi ‘d’acqua. (nell foto il fondatore di Last Minute Market, Andrea Segrè, e l’editore EMI Lorenzo Fazzini)
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