Ridiamo un’anima alla Dieta Mediterranea.
Tutti la lodano, pochi la praticano e i più giovani la ignorano. Sarebbe un guaio ridurci a farne a meno solo perché non la sappiamo più fare.
di Elisabetta Moro e Marino Niola
La Dieta Mediterranea gode di buona stampa, ma è in cattiva salute. Tutti la lodano, pochi la praticano. I più giovani la ignorano.
È quel che emerge dalla ricerca “La Dieta Mediterranea in Italia. Un’eredità di cui riappropriarsi”, realizzata dell’Osservatorio Waste Watcher International e dedicata all’aderenza degli Italiani a questo stile di vita. A seguirla con regolarità sono perlopiù gli over 65. Mentre i più giovani la considerano, a torto, troppo cara e troppo laboriosa.
Secondo noi è tutta colpa della medicalizzazione della Dieta Mediterranea, che la trasforma in una tabella nutrizionale senz’anima e gusto. Restrittiva e punitiva.
Di fatto il nostro patrimonio culinario mediterraneo è vittima di una comunicazione respingente e troppo tecnica, parente stretta di quella dei bugiardini dei farmaci. Dove qualsiasi cosa può avere un effetto collaterale apocalittico.
Così è passata l’idea che il mangiare mediterraneo si riduca a pesce e insalata.
Siamo convinti che dovremmo cominciare a dire più semplicemente che nella cucina tradizionale italiana ci sono le regole di base della sana alimentazione. Con degli esempi pratici.
Pasta e fagioli, zuppa di lenticchie con un giro di olio Evo, spaghetti al pomodoro, pollo ai peperoni, pesce in qualsiasi modo, coniglio alla cacciatora, risotti, riso e verza, polpo e patate, possiamo mangiarli spesso.
Lasagne, tortellini, pasta al ragù, timballi di pasta, hamburger di manzo, bistecche vanno scelti un po’ meno frequentemente e come piatto unico, con un contorno di verdura di stagione.
Frittura di pesce, frittate di uova e verdure, salsicce, spiedini, cotolette, spaghetti alla carbonara, parmigiana di melanzane è meglio abbinarli a una porzione abbondante di verdura.
I contorni vanno bene tutti, dall’insalata alla caponata, perché è fondamentale consumare vegetali a ogni pasto.
La pizza non è un peccato di gola, semmai si divide con un commensale e si prende qualche contorno sfizioso per completare il pasto. E la frutta di stagione deve accompagnare ogni nostra giornata.
Il panettone a Natale è obbligatorio. Il dolce la domenica è cosa buona e giusta. Magari durante la settimana si riducono le porzioni o si fa un po’ di attività fisica in più.
Il vino al pasto è un piacevole acceleratore della convivialità.
Troppo facile? Sì. E proprio questo è il problema, perché paradossalmente possiamo farlo tutti.
Il guaio è che non ci può speculare nessuno. Perciò nessuno ha interesse a insegnare che cos’è veramente la Dieta Mediterranea. Ma è interesse del nostro Paese farlo e al più presto. Finché è possibile la trasmissione di questi saperi da una generazione all’altra.
Sarebbe un vero peccato ridurci un giorno a mangiare pasti pronti con l’etichetta Dieta Mediterranea, solo perché non la sappiamo più fare.
In fondo la nostra cultura gastronomica nasce dalla capacità tutta italiana di fare di necessità virtù. Così abbiamo inventato una cucina gustosa, che migliora la qualità della vita, a prezzi democratici.
E scusate se è poco!
Gli autori sono antropologi, codirettori del Museo Virtuale della Dieta Mediterranea e del MedEatResearch – Centro di ricerche sociali sulla Dieta Mediterranea dell’Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa”.