L’85% di chi ha oggi 65 anni, o più, conferma di averla eletta a stile alimentare quotidiano. Ma siamo sicuri di conoscerla veramente?
Se i giovani stentano a praticare la Dieta Mediterranea, va meglio in altre fasce anagrafiche: il 77% di chi ha fra 55 e 64 anni la riconosce come “uno stile di vita che include abitudini alimentari equilibrate, basate su olio d’oliva, cereali, frutta, verdura, pesce, carne moderata, e il rispetto della stagionalità e della biodiversità”. Complessivamente, il 72% degli intervistati dimostra di avere una comprensione adeguata della dieta, ma a praticarla sono soprattutto i più anziani, che ne fanno quasi una regola di vita: la segue infatti l’85% di chi ha oggi 65 anni, o più, e il 71% afferma di praticarla “sempre” o “spesso”. Tuttavia, 1 italiano su 3 sembra seguirla a modo suo, affermando che la sua famiglia ha adottato “uno stile alimentare mediterraneo, con pasta e pizza”. D’altra parte, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, solo il 5% della popolazione adulta italiana segue rigorosamente questo modello alimentare. La maggior parte (83,3%) presenta un’aderenza moderata) e solo il 4% degli intervistati si dichiara “attento alla sostenibilità”, dimostrando così una attenzione generalmente labile a un valore urgente del nostro tempo. Fra chi ha una definizione corretta della Dieta Mediterranea il 75% la segue regolarmente, contro il 60% di chi ne ha una percezione errata: una conoscenza precisa sembra quindi incentivare l’adozione di questo stile alimentare.
Entrando nel dettaglio dell’indagine: le donne tendono a seguire la Dieta Mediterranea più fedelmente rispetto agli uomini, con consumi più alti di frutta e verdura. Il 24% delle donne consuma 11-15 porzioni settimanali di verdura, contro il 17% degli uomini, e il 21% delle donne consuma 11-15 porzioni di frutta, rispetto al 19% degli uomini. Gli uomini, invece, consumano più carne rossa e bevande alcoliche: il 49% degli uomini consuma 1-5 porzioni settimanali di alcol, rispetto al 42% delle donne. E ancora: 1 persona over 65 su 4 (25%) consuma 11-15 porzioni di verdura a settimana, contro l’8% della fascia 18-24 anni. Per la frutta, il 29% degli anziani consuma 11-15 porzioni settimanali, rispetto al 9% tra i 25-34 anni. Anche il consumo di olio extravergine di oliva è più frequente tra le persone di età più avanzata, mentre il consumo di carne rossa svetta decisamente fra i giovani: il 27% degli under 25 consuma carne rossa settimanalmente, contro solo l’11% degli over 65. Anche i cluster geografici denotano differenze, e a sorpresa: mentre a nord-ovest, il 25% della popolazione consuma 11-15 porzioni di verdura settimanali, al Sud solo il 12% raggiunge questo livello. Nelle Isole, invece, il 24% degli abitanti consuma 11-15 porzioni di frutta fresca, più di quanto non accada al Nord-Est e al Centro (18%). Conta anche il cluster sociale, naturalmente: le persone che si autoincludono nel ceto medio e medio-basso seguono maggiormente le raccomandazioni rispetto al ceto popolare. Nel ceto medio, il 22% consuma 11-15 porzioni settimanali di verdura, rispetto al 18% del ceto medio-basso. Anche per la frutta fresca, il 22% del ceto medio consuma 11-15 porzioni settimanali, contro il 17% del ceto medio-basso. E i comportamenti alimentari si riverberano nello stato di salute generale delle persone: i normopeso e sottopeso tendono a consumare più frutta e verdura rispetto a quelle sovrappeso o obese. Tra gli obesi, solo l’8% consuma frutta in quantità adeguata e si registra un consumo più elevato di carne rossa, indicando una predilezione per alimenti calorici. D’altra parte, e statistiche confermano che nei 28 Paesi UE le donne e gli uomini della fascia di reddito più bassa hanno rispettivamente il 90% e il 50% di probabilità in più di essere obesi rispetto alle persone che percepiscono redditi più alti, accrescendo le diseguaglianze di salute.