L’INTERVISTA-GIANSANTI

INTERVISTA GIANSANTI

«Condividiamo il valore e i valori della Campagna Spreco Zero».

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, parla a 360 gradi dell’impegno della Professionale che guida e del ruolo strategico che ha il settore primario.

di Gianni Gnudi

Romano, 50 anni, una laurea in Economia alla Sapienza, Massimiliano Giansanti è dal 2017 presidente di Confagricoltura. Imprenditore agricolo, da sempre impegnato in attività di rappresentanza e nell’organizzazione di categoria, da settembre 2024 è anche presidente del Copa (Comitato delle organizzazioni agricole europee), di cui precedentemente è stato vicepresidente.

È attivamente impegnato per sostenere il progresso e l’innovazione in agricoltura e per promuovere la crescita e lo sviluppo sostenibile del comparto agricolo. Ed è un ‘amico’ della Campagna Spreco Zero che sostiene da diversi anni. Ecco la sua visione.

Lo spreco continua a essere un fenomeno preoccupante: cosa si può fare di più?

Bisogna lavorare sodo per raggiungere l’obiettivo fissato nell’Agenda Onu di ridurre del 50% lo spreco alimentare pro-capite entro il 2030 e rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato per incentivare modelli di consumo più sostenibili.

Occorre operare su diversi piani, partendo da quello culturale e tecnologico per orientare processi e abitudini di consumo verso il modello dell’economia circolare. In tal senso l’agroalimentare si sta concentrando su ricerca e l’innovazione. in particolare, penso al miglioramento della conservazione dei prodotti anche durante le fasi di trasporto, distribuzione e vendita, e alle innovazioni per aumentare la shelf life dei prodotti, anche con packaging innovativi.

L’agricoltura gioca un ruolo cruciale per garantire quantità e qualità della produzione, contribuendo non solo a ridurre lo spreco, ma anche a garantire la massima sicurezza alimentare. Il miglioramento delle tecniche di conservazione e la promozione dell’economia circolare sono esempi concreti di come il settore primario possa guidare il cambiamento.

L’agricoltura italiana può fare la sua parte anche contribuendo alla diminuzione delle eccedenze sui campi, migliorando le tecniche di raccolta e di prima conservazione. Si citano le “eccedenze” non a caso, poiché riteniamo necessario distinguere ciò che è determinato da non corrette programmazioni o abitudini di consumo, da quello che si perde per le diverse avversità climatiche sempre più intense e frequenti gli ultimi anni: dalla siccità alle alluvioni, fino agli attacchi dei parassiti delle piante, che da soli costituiscono più dell’80% delle cause di perdite sul campo in agricoltura.

A queste devono aggiungersi le perdite indirette per prodotti che non rispecchiano più, a causa di fattori esogeni, i parametri qualitativi ed estetici richiesti dal mercato e dalla distribuzione. Le eccedenze che si generano nel comparto dipendono principalmente da fattori ed esternalità incontrollabili. Ed è per questo che a nostro avviso non andrebbero contabilizzate e considerate come sprechi ingiustamente attribuiti alla responsabilità del settore agricolo. Anche a livello europeo, la revisione della direttiva rifiuti in corso stabilisce precisi target di riduzione sullo spreco tenendo fuori da tali vincoli il settore primario.

Come Confagricoltura riteniamo che un valido strumento, più che fissare rigidi obiettivi e target, possa essere anche un sistema di incentivi e premialità fiscali per i comportamenti virtuosi di responsabilità sociale da parte delle imprese, anche all’interno di un quadro chiaro di regole e di responsabilità. Un sistema incentivante che è stato inquadrato e articolato, con grande merito, dalla Legge Gadda.

Preservare la dieta mediterranea

Qual è il senso della collaborazione fra la Professionale agricola che lei presiede e la Campagna Spreco Zero?

Ne condividiamo il valore e i valori. L’agricoltura da sempre applica i principi dell’economia circolare, cercando di riutilizzare gli scarti, con la consapevolezza che ciò avviene sempre attraverso l’uso di risorse naturali ed energetiche che non vanno sprecate.

L’obiettivo dell’agricoltura però, non è solo quella dello ‘spreco zero’, ma anche della ‘fame zero’ e della sostenibilità: la crescita demografica richiederà un significativo aumento produttivo di alimenti che dovrà essere sempre di più coniugato con il rispetto delle risorse naturali. La sfida sarà di produrre di più, in quantità e qualità, ma con minore impatto sulle risorse naturali e senza aumentare la Sau.

Allo stesso tempo andrà preservata la dieta mediterranea, che fa bene alla salute, che si poggia sul modello produttivo della grande ricchezza della biodiversità, ma che non può essere messa in discussione da stili nutrizionali dannosi, cibi sintetici ed etichette fuorvianti. In questo senso occorre lavorare sulla formazione delle nuove generazioni per un corretto stile alimentare e di vita.

Sono temi sui quali siamo attivi: un ulteriore esempio è la nostra collaborazione con il Banco Alimentare, con cui organizziamo diverse attività.

Più trasparenza e tracciabilità

Al di là del supporto, cosa può fare Confagricoltura e più in generale il settore primario per sensibilizzare più persone possibili nella lotta antispreco?

L’aumento della trasparenza e della tracciabilità dei processi produttivi possono sia garantire sicurezza alimentare, sia aumentare la consapevolezza dei cittadini.

È cruciale investire in campagne di sensibilizzazione e politiche pubbliche mirate a diffondere pratiche virtuose, come l’educazione alimentare e la gestione consapevole delle risorse. Le campagne sul tema devono essere capaci anche di raccontare il lavoro che c’è dietro il cibo che quotidianamente consumiamo. I cittadini, e soprattutto le nuove generazioni, devono essere consapevoli degli sforzi e della fatica che ci sono dietro le verdure, la carne e la frutta che trovano sui banchi dei mercati e dei supermercati.

Per il settore primario, la ricerca e l’innovazione sono poi strumenti chiave per fornire nuove soluzioni. La ricerca può contribuire alla riduzione di perdite e sprechi alimentari: pensiamo a studi sulla vocazione produttiva dei territori e dei suoli in modo da ridurre le problematiche fitosanitarie e sanitarie che comportano scarti della produzione; al miglioramento delle tecnologie impiegate nella conservazione dei prodotti durante le fasi di trasporto, distribuzione e vendita; alle innovazioni volte ad aumentare la shelf life dei prodotti, anche mediante packaging innovativi. Quest’ultimo è un aspetto ancor più strategico nei Paesi occidentali, dove c’è ancora molto margine per investire in tecnologie sul packaging soprattutto a livello “conservativo” inteso come la capacità dell’imballaggio di estendere la shelf life del prodotto.

Non va poi dimenticato l’uso delle nuove tecniche genomiche per il miglioramento genetico: le TEA sono una risposta alle sfide dei cambiamenti climatici, della sicurezza alimentare, ma sono anche un elemento di equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica, perché permettono l’ottimizzazione delle risorse naturali e la riduzione della pressione su suolo e ambiente.

Discontinuità dal Green Deal in Europa

Parliamo di Unione europea. Prima tutti (o quasi) a favore del Green Deal. Adesso tutti (o quasi) contro il Green Deal europeo. Cosa ne pensa e quale posizione tiene e terrà Confagricoltura?

Ritengo che il piano di lavoro presentato il 19 febbraio scorso a Bruxelles dal commissario Ue all’agricoltura, Christophe Hansen, vada verso la giusta direzione. Il documento esprime una nuova visione, lontana dall’approccio ideologico precedente e rimette al centro la competitività dell’agricoltura europea e delle sue aziende.

La discontinuità con il Green Deal così come era stato disegnato dalla precedente Commissione è evidente nella prioritaria dimensione economica e sociale, nei concetti nuovi di redditività, competitività, semplificazione, forte spinta verso l’innovazione, decisioni prese sulla base delle evidenze scientifiche, senza dimenticare la sostenibilità e la valorizzazione delle aree rurali. Si tratta di un approccio più equilibrato, fondato sulla scienza e sul ruolo strategico delle aree rurali. La nostra posizione a riguardo non è mai cambiata e, lo ricordiamo, siamo stati i primi a segnalare i grandi limiti del Green Deal. Oggi, in questo contesto, il rafforzamento delle filiere, la trasparenza e la tracciabilità restano asset fondamentali per garantire ai cittadini prodotti sicuri e di qualità, incrementando al contempo la consapevolezza sui temi agroalimentari. Asset sui quali Confagricoltura lavora da tempo.

L’auspicio è che il nuovo capitolo, che sembra si stia aprendo con il commissario Hansen, si rifletta anche sui contenuti che andranno a costituire la Pac 2028-2034 e sulle altre politiche europee riguardanti il settore agricolo e alimentare. Per rendere possibile la transizione ambientale bisogna tener insieme le dimensioni economica e sociale. Abbiamo tuttavia bisogno di risorse adeguate, ma anche di attualizzare i concetti di redditività, competitività e semplificazione.

Sforzo ulteriore sulle agroenergie

Tutti considerano l’agricoltura strategica. Poi però la legge di Bilancio non soddisfa appieno e gli ultimi dati economici sul settore evidenziano diverse criticità. Tre misure da prendere subito e da attivare nel breve.

È una manovra che deve fare i conti con la ristrettezza delle risorse; nonostante ciò, rileviamo che dedica attenzione all’agricoltura. Indichiamo alcune priorità di intervento su alcuni temi: gestione del rischio, ricerca e innovazione, agroenergie.

Il cambiamento climatico e la volatilità dei mercati rendono sempre più urgente la creazione di strumenti di gestione del rischio. Non possiamo lasciare i nostri agricoltori soli di fronte a eventi imprevedibili.

Non possiamo poi parlare di futuro senza mettere la ricerca al centro delle nostre politiche. Solo attraverso l’innovazione possiamo rendere l’agricoltura più efficiente, sostenibile e competitiva. La tecnologia e l’intelligenza artificiale sono il nostro alleato più prezioso per affrontare le sfide del futuro. Dobbiamo accelerare la digitalizzazione del settore agricolo, garantendo che ogni impresa possa beneficiare delle innovazioni disponibili.

Sulle agroenergie, chiediamo uno sforzo ulteriore per dare il giusto riconoscimento in capo all’impresa agricola del ruolo sempre più determinante che svolge da diversi anni nel campo della produzione di energie da fonti rinnovabili che concorrono in modo rilevante agli obiettivi di transizione ecologica ed energetica e al contrasto al climate change.

Occorre poi lavorare sul ricambio generazionale. Al fine di promuovere l’imprenditoria giovanile agricola anche per l’anno 2025, la proposta di Confagricoltura mira a ottenere l’esonero contributivo dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali di età inferiore a quarant’anni.

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