Insicurezza alimentare e diritto al cibo: due volti della stessa emergenza.
Cresce il numero di persone che fatica ad accedere al cibo. Escalation rilevante per le classi popolari. Inflazione, stagnazione dei salari e indebolimento del welfare fra le cause più significative.
di Luca Falasconi
In Italia cresce il numero di persone che fatica ad accedere a cibo adeguato e nutriente. Lo confermano i dati dell’ultima indagine condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana: l’indice di insicurezza alimentare, calcolato con il metodo FIES della FAO, è salito dal 10,27 di gennaio 2024 al 13,95 di quest’anno. Un dato che fotografa un Paese sempre più fragile, in cui il cibo diventa un bene conteso, non sempre garantito a tutti.
L’insicurezza alimentare non colpisce tutti allo stesso modo. A risultare più vulnerabili sono le regioni del Sud, le aree rurali, le periferie urbane e soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Se nel ceto medio la condizione di insicurezza alimentare è al di sotto della media, tra le classi popolari si registra un’escalation drammatica. Le prospettive per i prossimi dodici mesi non sono rassicuranti: l’indice predittivo registra un 13,8%, e si prevede un peggioramento netto proprio tra le fasce più svantaggiate. La combinazione tra inflazione, stagnazione dei salari e indebolimento del welfare alimentare rischia di rendere cronica una condizione che dovrebbe essere solo temporanea.

Valori fondamentali e inserimento in Costituzione
A fronte di questa realtà, diventa fondamentale ragionare in termini di diritto al cibo. Ma che cosa significa realmente? La survey ha evidenziato che il concetto è chiaro per molti cittadini. Una parte consistente del campione riconosce al cibo il valore di diritto fondamentale e inalienabile. Tuttavia, quando viene chiesto se sia giusto garantire questo diritto anche con interventi fiscali per sostenere le fasce più deboli, la popolazione si spacca: il 51% è favorevole, il 49% contrario.
C’è però un’ampia convergenza su quali siano le azioni prioritarie per garantire il diritto al cibo: investire in educazione alimentare, sostenere le famiglie a basso reddito, rafforzare i sistemi di distribuzione solidale e promuovere un’agricoltura più equa e sostenibile. La questione, quindi, non è solo economica, ma profondamente politica e culturale.
Dall’indagine emerge anche un’importante indicazione: se il diritto al cibo fosse esplicitamente inserito nella Costituzione italiana, molti cittadini si aspetterebbero un miglioramento dell’accesso al cibo e una maggiore attenzione delle istituzioni. Un segnale chiaro: c’è bisogno di un salto di qualità nelle politiche pubbliche, che riconoscano l’alimentazione come diritto e non come privilegio.

Oggi più che mai, insicurezza alimentare e diritto al cibo devono essere letti come due facce della stessa medaglia. La prima ci racconta di un disagio crescente, la seconda ci indica la strada per uscirne. Perché un sistema alimentare sostenibile non può prescindere dall’equità e dalla giustizia sociale.