Fao e Cooperazione allo sviluppo ‘sposano’ l’Osservatorio.
L’annuncio alla presentazione a Roma del IV Rapporto Internazionale: la metodologia di analisi dell’Osservatorio Waste Watcher verrà esportata per limitare perdite e sprechi nei Paesi in via di sviluppo. L’appoggio del governo.
Gianni Gnudi
In una giornata, quella della presentazione romana del IV Rapporto Osservatorio Internazionale Waste Watcher 2024, densa di messaggi, l’apertura va all’annuncio fatto dai vertici delle principali organizzazioni internazionali impegnati nella lotta alla povertà e alla sicurezza alimentare.
«La lotta al Food waste (spreco alimentare, ndr) e al Food loss (perdite alimentari, ndr) è un obiettivo prioritario e strategico – evidenzia Stefano Gatti, Direttore generale della Cooperazione allo sviluppo e Inviato speciale per la sicurezza alimentare del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale – e in questo campo l’esperienza italiana dell’Osservatorio e della lotta antispreco può essere presa come modello. Un’esperienza che vogliamo esportare in giro per il mondo, dove la ‘richiesta d’Italia’ è fortissima, e che abbiamo deciso di supportare con un progetto di ampio respiro per i prossimi due anni».
A Gatti fa eco Divine Njie, Vicedirettore della divisione Agrifood Systems and Food Safety della Fao: «La mancanza di cibo o la non possibilità di utilizzarlo interessa ancora miliardi di persone. Un terzo di ciò che si produce a livello agricolo e alimentare non raggiunge le nostre tavole determinando un impatto sull’ambiente molto rilevante: lo spreco alimentare globale è il terzo produttore di gas climalteranti responsabili del global worming. Lavorare in partnership con chi si occupa da anni di questi temi è cosa particolarmente positiva e ritengo sia anche l’unico modo per ottenere dei risultati. Per questo la Fao ha deciso di sostenere l’Osservatorio Waste Watcher e le iniziative che porta avanti».
L’intervento del Ministro
In questo quadro d’insieme si inserisce anche l’appoggio del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, che di rientro dal G20 agricolo in Brasile, interviene a sostegno dell’Osservatorio e del Report in grado di «offrire una panoramica efficace dei punti di forza delle singole nazioni, così come degli aspetti sui quali è possibile ottenere ulteriori passi in avanti nella lotta allo spreco».
Mettendoci anche una considerazione di un certo peso: «tra gli spunti di riflessione, ad esempio, è interessante constatare come le offerte promozionali siano spesso collegate a un maggiore spreco alimentare, inducendo le persone ad acquistare più del necessario. Al contrario gli accordi tra i diversi soggetti della filiera, un più facile accesso a mercati e negozi di vicinato, indicazioni più chiare in etichetta sono alcuni dei fattori che possono contribuire in modo efficace a rendere più efficiente la gestione degli alimenti».
Su questo torneremo.
Un lavoro che parte da lontano
Incassati elogi e supporti è Andrea Segrè, Direttore scientifico Waste Watcher International -Campagna Spreco Zero, Università di Bologna, a tracciare il quadro d’insieme (si veda anche il Punto di questo numero di Spreco Zero Magazine): «Il supporto degli organismi internazionali e delle istituzioni arriva dopo un lavoro di molti anni e conferma la bontà della scelta di impegnarci nella lotta contro lo spreco in Italia e, considerata la nuova progettualità, anche fuori dai nostri confini. Certo l’incremento dello spreco alimentare a livello domestico è davvero preoccupante. Non solo per l’aumento percentuale rispetto all’analoga rilevazione di WWI del 2023, ma soprattutto dalle cause che lo hanno determinato, come un abbassamento della qualità dei prodotti acquistati. Gli italiani hanno ancora poca consapevolezza di come fruire al meglio gli alimenti disponibili, dalla conservazione alla pianificazione degli acquisti, dimostrando ancora una volta la necessità di intervenire a livello istituzionale sull’educazione alimentare».
Numeri allarmanti
Perché i numeri snocciolati dal team di ricercatori dell’Osservatorio dell’Università di Bologna (Luca Falasconi, Filippo Pini, Matteo Vittuari) e di Ipsos, partner scientifico dell’analisi (Barbara Toci) non fanno sorridere.
Nel 2024 lo spreco di prodotti alimentari in Italia cresce del 45,6%: ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura ben 683,3 grammi di cibo pro capite (rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023). Nella top five dei cibi più sprecati troviamo la frutta fresca (27,1 g), le verdure (24,6 g), il pane fresco (24,1 g), le insalate (22,3 g), cipolle/aglio/tuberi (20 g). Vale a dire i prodotti principe della Dieta mediterranea. Un dato che non solo indica una cattiva gestione della spesa familiare con i relativi sprechi economici, ma che evidenzia come se da un lato si è registrato un relativo incremento dei consumi alimentari, dall’altro la domanda si è concentrata su alimenti di qualità inferiore con un campanello d’allarme sulla qualità dei prodotti ortofrutticoli, influenzata dalle logiche low cost. (si veda anche l’articolo di Luca Falasconi in questo numero del magazine)
E se l’Italia non se la passa bene, anche il focus dedicato ai Paesi del G7 (oltre all’Italia, Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Francia e Giappone), che si ritroveranno al summit agricolo di Siracusa il prossimo 26-28 settembre, fa emergere una realtà allarmanti con alcune situazioni limite come quella del Canada che va oltre al chilogrammo di spreco settimanale (si veda l’articolo di Matteo Vittuari e Fillppo Pini in questo numero del magazine).
Il sostegno degli stakeholder
Alla presentazione romana del Rapporto non sono mancati i rappresentanti di tutte le categorie produttive, da Paolo Mascarino (Federalimentare) a Lino Stoppani (Confcommercio), da Simona Fontana (Conai) a Mauro Lusetti (Adm – distribuzione moderna) che praticamente all’unisono hanno ribadito la necessità di avere una puntuale fotografia dello spreco come quella proposta dall’Osservatorio, che continueranno a sostenere pur nella diversità dei ruoli.
Paolo Mascarino (a sinistra) e Mauro Lusetti (a destra)
Un impegno comune al quale Lusetti, che è anche presidente Conad, riprendendo un dato del Rapporto e un passaggio dell’intervento del ministro Lollobrigida, aggiunge una chiosa: «Sorprende che le promozioni siano viste come un volano di spreco. Dobbiamo interrogarci e forse fare mea culpa, poiché noi investiamo molto per cercare di andare incontro al consumatore e probabilmente non raggiungiamo in pieno l’obiettivo».
Il fronte comune anti-spreco è solido e compatto. Sulla necessità di formare, educare e creare consapevolezza non ci sono dubbi. Ma, visto il peggioramento dei risultati dell’anno, la strada da percorrere pare ancora lunga.
La “chefambasciatrice”
È stato Gian Luca Galletti, già Ministro dell’Ambiente, presidente Ucid e presidente Emil Banca a consegnare a Cristina Bowerman, una stella Michelin, membro Chefs Manifesto e Ambasciatrice della sostenibilità in cucina il premio Ambasciatore Buone Pratiche 2024.
La Bowerman, che nell’occasione ha cucinato in diretta un piatto a impatto zero, cuoca volante pugliese-texana-romana con locale a Trastevere, è da tempo è impegnata a promuovere la cucina italiana nel mondo con un occhio particolare ai cibi poveri e alla sostenibilità fra pentole e forni.