Il ministro Lollobrigida dà il via libera all’educazione alimentare
L’annuncio alla presentazione a Roma del Rapporto “Il caso Italia 2025” dell’Osservatorio Waste Watcher. I dati sullo spreco non migliorano. Segrè, direttore scientifico dell’OWW: «Occorre agire in fretta, altrimenti gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 si allontanano».
di Gianni Gnudi
Lo spreco alimentare continua la sua corsa al rialzo. I dati non migliorano e il quadro che esce dal Rapporto “Il caso Italia 2025” prodotto dall’Osservatorio Waste Watcher International, in collaborazione con Università di Bologna/Distal e Ipsos, in occasione della 12a Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio 2025 appare preoccupante.
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L’Osservatorio evidenzia che nel 2024 sono stati gettati ogni giorno 88,2 grammi di cibo ovvero 617,9 grammi settimanali, dato in crescita di oltre 9 punti percentuali rispetto al 2023. I dettagli su chi sale e chi scende nella negativa classifica dello spreco li snocciola Luca Falasconi nell’articolo specifico in questo numero del Magazine.
Intanto vale la pena rimarcare che lo spreco alimentare domestico vale 130,7 euro pro capite ogni anno, mentre lo spreco di filiera del cibo in Italia costa complessivamente 14,1 miliardi di euro, pari indicativamente a un peso di 4,5 milioni di tonnellate di cibo che passa dai campi alle nostre tavole e … alle pattumiere.
Alla presentazione romana del Rapporto, nello Spazio Europa, sede di Rappresentanza Permanente del Parlamento e della Commissione Europea, il direttore scientifico dell’Osservatorio, Andrea Segrè sottolinea la necessità di accelerare sul fronte delle iniziative anti-spreco: «Come per le precedenti rilevazioni il dominus dello spreco alimentare è a livello domestico: 1,9 milioni di tonnellate in peso, per un valore di 8,2 miliardi. Nelle nostre case il recupero delle eccedenze non è possibile. Su ogni cittadino gravano 32 kg all’anno, per centrare l’obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite dobbiamo ridurre lo spreco pro capite di 13 kg annui entro la fine del 2029». Obiettivo possibile, ma che comincia a diventare stringente, tanto che Luca Falasconi, coordinatore del Rapporto, prova a smuovere le coscienze: «ogni piccola azione conta, e insieme possiamo fare la differenza. Ridurre lo spreco alimentare inizia proprio dalle nostre case per arrivare a un massimo di 369,7 grammi settimanali di cibo gettato nel 2030».
Rispetto del cibo
In questo contesto si inserisce l’intervento del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida: «Dobbiamo educare al rispetto del cibo per ridurre lo spreco alimentare, garantendo un miglior utilizzo degli alimenti e la riduzione dell’impatto ambientale del sistema produttivo, senza sacrificare l’elemento della qualità. Su questo, tutti gli anelli della filiera possono contribuire. Fondamentale il ruolo di studi, come quello dell’Osservatorio Waste Watcher, che contribuiscono a richiamare l’attenzione sul tema e a formulare proposte». Il Ministro annuncia poi il via libera all’introduzione dell’educazione alimentare nelle scuole: «Con il ministro Valditara abbiamo obiettivi comuni: partiamo già quest’anno con un progetto su latte e frutta e un percorso teso a far capire l’importanza della stagionalità delle produzioni».
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Un impegno, quello del Governo, accolto con favore dai numerosi sostenitori della Campagna Spreco Zero. «L’industria alimentare ha profuso molti sforzi per ridurre gli sprechi – ricorda il presidente di Federalimentare Paolo Mascarino -, ma ora il problema rimane soprattutto nell’ambito domestico con i cibi freschi. Per ridurre questa tendenza, al di là di accorgimenti come il riutilizzo degli avanzi con ricette tradizionali, occorrono soluzioni a lungo termine. In primis, l’educazione all’alimentazione nel percorso scolastico, promuovendo i principi base della Dieta mediterranea» .
Sulla stessa lunghezza d’onda Lino Stoppani, vicepresidente vicario di Confcommercio: «Dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio Waste Watcher non arriva un bel segnale sullo spreco alimentare. D’altra parte, le transizioni verso nuovi modelli di consumo e di produzione hanno bisogno di visione, coraggio, regole, investimenti, ma anche di un contesto culturale favorevole, che spinga cioè ognuno di noi a sentirsi protagonista di una grande sfida. Oggi proprio questo contesto è messo in discussione da cattivi comportamenti e da scarsa sensibilità a promuovere atteggiamenti corretti. Come sistema Confcommercio ci sentiamo pienamente coinvolti in questo percorso e investiamo nuove energie per recuperare ritardi e promuovere attenzione ed educazione sui temi dello spreco alimentare».
E sull’aumento dello spreco nel settore primario prende posizione Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura: «Nel corso dell’ultimo anno il cambiamento climatico si è riverberato con incidenza significativa sull’aumento degli sprechi alimentari, soprattutto nella prima fase della filiera, tra alluvioni e siccità: un elemento nuovo di cui tener conto, e sul quale l’azione congiunta di scienza, ricerca e tecnologia applicata può favorire una forte riduzione dello spreco nella fase primaria ma anche lungo tutta la filiera. A questo impegno vanno aggiunte le riflessioni legate ai differenti stili di vita per individuare più efficaci modelli di consumo: per esempio ragionando sull’ottimizzazione delle confezioni dei prodotti alimentari, ma anche cercando di promuovere il consumo sostenibile ed equo dei prodotti agricoli».
Sostegno convinto alla Campagna Spreco Zero
Il sostegno alla Campagna Spreco Zero arriva da una pletora di player della filiera agroalimentare. «Ridurre lo spreco è un impegno alla base della nostra sostenibilità – dichiara Mauro Lusetti, presidente di Conad – e per questo lavoriamo per avere nei negozi quello che è richiesto dai clienti e ritirare i prodotti in scadenza per donarli ai bisognosi. Promuoviamo anche programmi informativi per i consumatori, soprattutto i più giovani, e appoggiamo con convinzione Waste Watcher». A Lusetti si aggiunge Il presidente di Emil Banca Gian Luca Galletti che sottolinea: «Oltre a sostenere Spreco Zero, grazie alla collaborazione con l’Osservatorio Waste Watcher International, stiamo portando avanti un progetto per ridurre gli sprechi alimentari che coinvolge circa 400 nostri collaboratori e le loro famiglie. In tre anni li abbiamo ridotti di circa il 15%, l’obiettivo è quello di dimezzarli entro il 2030».
«Definire le persone solo come consumatori – evidenzia l’amministratore delegato di Natura Nuova Gabriele Longanesi – limita la comprensione del loro ruolo nel sistema alimentare. Attraverso l’adozione delle buone pratiche suggerite dallo Sprecometro, possiamo favorire un approccio consapevole alle risorse ambientali, con l’obiettivo di creare valore restituendo più di quanto si utilizza e ridurre gli sprechi».
Paolo Cristofori, direttore generale Fruttagel, ricorda che «l’azienda continua a sostenere con entusiasmo i lavori dell’Osservatorio Waste Watcher, rappresentando principi caratterizzanti per una realtà di trasformazione dei prodotti agricoli. Proseguiamo a lavorare con Waste Watcher anche per sviluppare ulteriori buone pratiche e progredire nella riduzione dello spreco dei prodotti e delle stesse materie prime che stano all’origine dei nostri processi, sia nella nostra attività che verso i consumatori».
Sprecometro nelle mense scolastiche, partnership Camst-Last Minute Market
Mattia Grillini, vicepresidente di Camst group, nel suo video intervento annuncia «la partnership triennale con Last Minute Market, finalizzata all’introduzione dell’app Sprecometro nelle mense scolastiche. Questo accordo rappresenta un ulteriore passo nel nostro impegno per la riduzione dello spreco alimentare e l’educazione delle nuove generazioni a un consumo più consapevole e sostenibile. Ridurre lo spreco alimentare significa tutelare il pianeta, rispettare il lavoro di chi produce il cibo e migliorare la qualità della ristorazione scolastica».
Paolo Pasini, responsabile relazioni istituzionali Unitec, chiosa ricordando che «l’azienda si occupa di produrre tecnologie innovative calibratrici e selezionatrici della qualità, e quanto più efficacemente agisce, tanto più riesce a prevenire o ridurre gli sprechi. Nei casi di frutta e verdura che presentassero caratteristiche di minore appetibilità, il nostro sistema si focalizza sul riutilizzo e questi alimenti, destinati ad altro impiego, come i succhi e pure di frutta. In questo modo, grazie ad una costante attenzione all’innovazione tecnologica, riduciamo drasticamente gli sprechi».
Focus sul vino non consumato
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Il Rapporto “Il caso Italia” 2025 dell’Osservatorio Waste Watcher International ha messo sotto la lente d’ingrandimento il vino non consumato nei locali, alla luce del nuovo Codice della Strada. «Il 48% degli intervistati – spiega Carlo Montalbetti, direttore generale Comieco – si dichiara disponibile a portarlo a casa; meglio se in uno shopper o un contenitore in carta per il 53%. Carta e cartone vengono percepiti sempre di più come materiali “antispreco” per la loro riciclabilità (indicata dal 48% degli intervistati), maggiore compatibilità con l’ambiente e compostabilità. Numeri che confermano come Rimpiattino, contenitore per il cibo (riutilizzabile e riciclabile, destinato al cibo e al vino non consumati nei ristoranti) ideato dieci anni fa in collaborazione con Fipe per incentivare comportamenti responsabili, rappresenti sempre di più un valido strumento per rafforzare, promuovere e diffondere la cultura antispreco e le buone pratiche come la raccolta differenziata e il riciclo di carta e cartone».
Aspetto cruciale per la prevenzione degli sprechi al ristorante è certo la possibilità di contare sul contenitore Rimpiattino per portare a casa il cibo non consumato: l’88% dei ristoranti e pizzerie e il 77% dei bar e birrerie considera importante o addirittura urgente la questione degli sprechi di cibo nei locali pubblici. Il 44% dei consumatori dichiara di mangiare sempre tutto quello che ordina, mentre il 36% – 1 italiano su 3 – dichiara di chiedere di portare a casa gli avanzi e solo il 10% spiega che lascia il cibo nel piatto perché lo imbarazza chiedere di portare a casa il cibo non consumato. Al momento di portare a casa gli avanzi, secondo il 54% dei consumatori solitamente il ristorante o locale ritira il cibo avanzato e lo inserisce in appositi contenitori, e per il 40% degli intervistati fornisce i contenitori dove inserire il cibo avanzato da portare a casa.