L’INTERVISTA – LUSETTI

«La lotta allo spreco è una questione culturale». 

Il presidente nazionale di Conad e di Adm (Associazione distribuzione moderna): «La povertà va combattuta migliorando i contratti di lavoro e abbassando la pressione fiscale». Gdo in crisi? «Non credo ma le prime 3-4 imprese italiane debbono avere dimensioni attorno al 20% della quota di mercato».

di Gianni Gnudi

Da una vita nel mondo cooperativo – è del 1974 il suo esordio in Legacoop – Mauro Lusetti, modenese, classe 1954, è da maggio 2023 presidente nazionale di Conad e dal giugno 2023 presidente di Adm, l’Associazione distribuzione moderna. Attento osservatore delle dinamiche agroalimentari e dei fenomeni sociali in questa intervista a Spreco Zero Magazine fa il punto su spreco, educazione alimentare e lotta alle nuove povertà.

Conad è stata la prima insegna ad aderire al recupero promosso da Last Minute Market nel lontano 2003. Sempre la prima a sostenere la Campagna Spreco Zero e il Premio Vivere a Spreco Zero per promuovere l’educazione alimentare nelle scuole: cosa rappresenta dunque per voi lo spreco alimentare in termini valoriali? 

Lo spreco è un nemico da combattere, sempre e in ogni caso. Lo spreco alimentare ancora di più, perché ogni alimento è il frutto di un lavoro che coinvolge una lunga filiera, lungo la quale lavorano moltissime persone, facendo sacrifici e impegnandosi a fondo per garantire che sia sano e sicuro. La lotta allo spreco alimentare è anche uno dei temi ESG (Environmental, Social, Governance, ndr) su cui Conad articola il proprio piano di sostenibilità, parte della matrice di doppia materialità che troverete nel nostro Bilancio di Sostenibilità 2023. E la sostenibilità è in cima alla ‘piramide strategica’ di Conad, lo strumento che orienta lo sviluppo delle nostre strategie di azione per i prossimi anni. Come ho già avuto modo di dire e scrivere diverse volte, la scelta che hanno fatto i nostri soci mettendo la sostenibilità in cima alla piramide strategica è una scelta per la vita, un percorso che è iniziato da qualche anno, sul quale investiremo in modo crescente. Negli ultimi anni abbiamo allargato la nostra collaborazione con quelle organizzazioni che, a livello nazionale, si occupano del recupero e del riutilizzo dei prodotti prossimi alla scadenza o invenduti, come Caritas e Banco Alimentare. Ma voglio sottolineare che la lotta allo spreco alimentare è una battaglia quotidiana combattuta da ogni nostro socio, da ogni cooperativa, dal Consorzio che presiedo, con migliaia di iniziative locali. Si tratta di una questione culturale: tutte le persone di Conad conoscono il valore del lavoro e rispettano la preziosità di ogni alimento e si adoperano per ridurlo a monte, con una sempre maggior precisione negli approvvigionamenti, e a valle, con il recupero e la donazione dei beni non più commerciabili.

Il Progetto Scuola

A proposito di educazione alimentare nelle scuole qualche passo avanti è stato fatto. Ma non sembra che questa introduzione sia così vicina? 

Noi da molto tempo dedichiamo alla scuola una grande attenzione, con tutte le componenti della nostra organizzazione, ovvero soci, cooperative e Consorzio per i programmi a livello nazionale. Per l’educazione alimentare nelle scuole ritengo che non si sia fatto ancora fatto abbastanza. So che ci sono scuole in cui è stata introdotta, che molti docenti e dirigenti scolastici si adoperano per educare bambini e ragazzi, ma mi pare che a livello nazionale non siano ancora state prese misure adeguate a un tema così importante. Imparare cosa siano gli alimenti e la loro provenienza aiuta a rispettare le risorse naturali e il lavoro delle persone; sapere cosa sia meglio mangiare e in che quantità è fondamentale per una crescita sana e armoniosa; conoscere il patrimonio enogastronomico dei territori contribuisce a rafforzare l’amore e il rispetto per i luoghi in cui si vive. Per questo, la nostra Fondazione Conad ETS ha inserito l’educazione alimentare tra le sue attività prioritarie. Ad esempio, sono due anni che uno degli incontri on-line del Progetto Scuola della Fondazione Conad è dedicato all’educazione alimentare: oltre 50 mila studenti si collegano a una lezione tenuta da nutrizionisti e specialisti dell’alimentazione e delle produzioni alimentari. Siamo orgogliosi di questa attività, ma, a livello generale, andrebbe fatto di più. Non vedo, francamente, segnali in tal senso.

Aderite convintamente anche all’Osservatorio internazionale Waste Watcher. Quest’anno in Italia lo spreco alimentare è risalito. Come se lo spiega? 

Non ho dati precisi sulle altre catene della Gdo e sullo spreco in generale, ma so che le nostre cooperative e i nostri soci hanno diminuito le merci in eccedenza lavorando molto sulla precisione degli assortimenti e nel riordino. Credo che nel corso del 2023 la fiammata inflattiva, con prezzi che sono cresciuti anche a doppia cifra per molti prodotti alimentari, abbia causato una diminuzione dei consumi e creato le condizioni per un aumento dei prodotti invenduti. Forse alcune forme di commercio meno evolute sono state meno capaci di prevedere e gestire questa situazione e, per questo, ci sono stati degli aumenti nelle quantità arrivate a scadenza e avviate al macero. I consumatori hanno anche molto cambiato le loro abitudini di acquisto, sia per un cambiamento culturale sia per fronteggiare l’aumento dei prezzi. Chi non è stato capace di gestire questo cambiamento, probabilmente si è trovato a gestire una maggior quantità di prodotti in eccedenza. Una vera sciagura, non solo per lo spreco, ma per il peso sul conto economico.

Ridare potere d’acquisto alle famiglie

Da molti anni è un protagonista del settore agroalimentare. Nessuno ha la bacchetta magica ma, secondo lei, quali sono le tre azioni/iniziative da mettere in atto nel breve termine per limitare lo spreco e, per quanto possibile, diminuire la povertà e le difficoltà delle fasce di popolazione meno abbienti? 

Come ho detto, il tema dello spreco va affrontato da due diversi punti di vista. Da una parte è necessario lavorare con sempre maggior precisione negli approvvigionamenti, per evitare quanto possibile che ci siano alimenti, soprattutto freschi, che arrivino a scadenza e debbano essere tolti dal commercio. In questo senso, in Conad abbiamo fatto molti passi avanti e i nostri soci e le nostre cooperative hanno ridotto le quantità da togliere dalla vendita. Dall’altra parte, è importante creare reti di partner capaci di ritirare le merci in eccedenza in tempo utile per dare loro una seconda vita. Noi di Conad stiamo stipulando accordi con molte associazioni, sia a livello nazionale, sia a livello locale. Infine, bisogna lavorare sui clienti, informandoli su come trattare gli alimenti, in modo da diminuire fortemente anche lo spreco domestico. Per ridurre la povertà ritengo sia necessario intervenire in due direzioni. La prima è una revisione della pressione fiscale, che va abbassata: ci sono persone che lavorano, e bene, ma, nonostante ciò, hanno salari così bassi da vivere in povertà. La seconda è che le aziende possano considerare il miglioramento dei contratti e contribuire ad aumentare il potere di acquisto delle famiglie. Alle elezioni francesi sembra aver prevalso la parte che spinge per ridare potere d’acquisto alle famiglie con politiche di maggior equità fiscale e redistribuzione del reddito.

Lei è anche presidente di Adm – Associazione distribuzione moderna. Qualcuno dice che i tempi d’oro della Gdo sono finiti. È vero? Qual è lo stato di salute di un comparto così rilevante per l’economia nazionale?

Buono per alcuni, meno buono per molti, in generale tutti i protagonisti del settore devono impegnarsi a ridisegnare il proprio futuro. Non credo che siano finiti i tempi d’oro, ma i molti cambiamenti dell’epoca che viviamo obbligano a ripensamenti delle nostre organizzazioni. Un aspetto su tutti è per me importante: la crescita dimensionale. Le aziende della Gdo italiana sono più piccole di quelle degli altri Paesi europei. Io credo che le prime tre o quattro imprese debbano avere dimensioni attorno al 20% della quota di mercato. Questa dimensione consentirebbe loro di avere più forza nell’affrontare le molte crisi che hanno caratterizzato gli ultimi anni e consentirebbero di stabilizzare le condizioni di offerta ai clienti, proteggendoli da scossoni come quelli dello scorso anno. 

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