L’INTERVISTA – SANGALLI

«Ogni imprenditore che si definisce tale non può che lavorare per ridurre gli sprechi».

Il Presidente nazionale di Confcommercio rilancia sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Che non deve diventare un percorso a ostacoli per le imprese. E rilancia sul Rimpattino, la via italiana alla doggy-bag.

di Gianni Gnudi 

Oltre 700mila imprese associate. Un radicamento totale nell’economia del Paese. La più grande rappresentanza d’impresa in Italia. Un sistema che si articola sia a livello territoriale, con organizzazioni provinciali e con unioni regionali, che categoriale, con organizzazioni nazionali di categoria. È questa la fotografia di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Confederazione Generale Italiana delle Imprese, delle Attività Professionali e del Lavoro Autonomo. Guidata ormai dal 2006 da Carlo Sangalli, che si avvicina ai vent’anni di leadership, forte di diverse riconferme (l’ultima il 15 luglio 2020). Un figura di rilievo che a più riprese ha dimostrato attenzione anche al mondo della sostenibilità e della lotta contro lo spreco alimentare. In queste cinque domande un condensato del Sangalli-pensiero. 

Qual è il quadro economico in cui si stanno muovendo le imprese italiane? Nel recente Forum di Confcommercio lei ha espresso preoccupazioni per la crescita.  

Certo non c’è allarme ma siamo preoccupati perché in un contesto internazionale difficile e complicato l’economia italiana cresce lentamente. Da un lato, ci sono segnali favorevoli che vengono dall’inflazione, inferiore alla media dell’area euro, e dalla vivacità del mercato del lavoro che mostra tassi di attività e di disoccupazione decisamente positivi. Dall’altro, invece, i consumi, che valgono il 60% del Pil, e la produzione industriale continuano a essere deboli. La crescita per il 2024, sulla quale bisogna puntare e che non può discostarsi troppo dall’1%, è ancora tutta da costruire. Vanno, dunque, utilizzate tutte le leve possibili, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica. Innanzitutto, accelerando la realizzazione delle riforme e degli investimenti legati al Pnrr e andando avanti anche sul completamento della riforma fiscale: riduzione del carico e semplificazione dell’adempimento sono cardini irrinunciabili.  

Oggi è sempre più forte il richiamo a modelli di sviluppo, consumo e produzione più green e sostenibili. In che modo si stanno attrezzando le imprese del terziario di mercato? 

Oggi c’è bisogno di un’idea di sostenibilità più ampia che metta insieme sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La strada verso il green, spesso e volentieri, è per le imprese un percorso a ostacoli. Occorre, allora, pensare a sempre più efficaci azioni di supporto e accompagnamento, soprattutto per le micro e piccole imprese, e a mettere in campo gli strumenti più idonei in termini di incentivi, linee di credito, finanziamenti pubblici, bandi per una transizione che sia sostenibile, giusta ed equa. Per questo in Confcommercio abbiamo recentemente lanciato l’iniziativa Imprendigreen che vuole sensibilizzare, qualificare, formare, accompagnare le imprese del terziario di mercato nella transizione ecologica. 

Ha fatto molto discutere il regolamento comunitario sulla riduzione del packaging. Confcommercio ha argomentato molte criticità per gli operatori. Quali sono le principali obiezioni? 

Più volte durante l’iter del provvedimento abbiamo lamentato la prevalenza di un approccio ideologico ai temi della sostenibilità e la riproposizione di norme inadeguate rispetto al contesto economico e sociale del nostro Paese. Per le nostre imprese la sostenibilità è anche un tema economico: ridurre gli sprechi è un messaggio che ogni imprenditore che si definisce tale non può fare a meno di accogliere. Il punto è che deve esserci un approccio “neutrale” sugli strumenti adottati: il riuso non è migliore in sé rispetto al riciclo e viceversa; quello che dovrebbe contare è il risultato in termini di sostenibilità e rispetto dell’ambiente. 

In questo ambito, ad esempio, i divieti su alcuni tipi di imballaggi monouso, come le monoporzioni per alimenti e bevande, rappresentano forti criticità perché potrebbero favorire lo spreco alimentare.  

Fin dal 2022 Confcommercio ha aderito all’Osservatorio Waste Watcher International su cibo e sostenibilità: dove nasce la sensibilità per lo spreco delle oltre 700 mila imprese che rappresentate?  

Abbiamo aderito all’Osservatorio nella consapevolezza che la conoscenza è il primo passo da compiere per governare i fenomeni e con l’obiettivo comune di contribuire a ridurre lo spreco alimentare. Sebbene oltre la metà degli sprechi si registri a monte della filiera, e quindi ben prima dell’arrivo dei prodotti nei negozi, nei magazzini dei rivenditori, nei ristoranti, le nostre azioni di contrasto allo spreco alimentare sono fondamentali dal punto di vista della diffusione di una cultura della sostenibilità. Rappresentiamo, infatti, una parte fondamentale della filiera del cibo che arriva al consumatore finale tramite i settori della distribuzione e del consumo fuori casa.  

Quali iniziative si possono intraprendere per promuovere la sostenibilità? 

Le nostre imprese possono, ad esempio, giocare un ruolo significativo nell’attività di sensibilizzazione e di informazione dei consumatori. Il rapporto diretto con la clientela è, infatti, una caratteristica peculiare delle attività commerciali e della ristorazione e, in questo senso, i messaggi sul valore del cibo e sulla riduzione dello spreco alimentare possono essere veicolati in modo efficace e capillare. In altre parole, informazione e conoscenza possono determinare scelte più consapevoli non solo dal punto di vista ambientale e sociale ma anche economico perché lo spreco alimentare si traduce anche in spreco di risorse.  

Un progetto che sta avendo successo è il Rimpiattino, la via italiana alla doggy bag, promosso da Fipe-Confcommercio e Comieco. È questa una strada per combattere anche culturalmente lo spreco alimentare? 

Al ristorante ciò che viene ordinato è in gran parte consumato dai clienti, ma il Rimpiattino rientra tra quelle azioni sicuramente utili a superare pregiudizi e imbarazzi che ancora oggi rappresentano degli ostacoli significativi ai comportamenti virtuosi contro lo spreco. Certo, questa misura non risolverà il problema del cibo sprecato ma ha un’indiscutibile valenza educativa. Ma non ci fermiamo qui: Confcommercio e le imprese associate promuovono anche altre iniziative, come la donazione delle eccedenze alimentari e le promozioni sui prodotti prossimi alla scadenza.  

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