Dialetti differenti, sprechi differenti.
Il Sud spreca più del Nord, ma la Sicilia va in controtendenza: dall’ultimo rapporto emerge che i cittadini della Trinacria sprecano un terzo in meno rispetto alla media nazionale.
di Luca Falasconi
«Al ristoranti, Mimì fici un tentativo di mittiri il parmigiano supra alla pasta con le vongole ma Montalbano gli affirrò il vrazzo affirmanno che glielo avrebbi tagliato di netto con un cuteddro se osava committiri quel sacrilegio».
Così scriveva Andrea Camilleri in uno dei molteplici romanzi del Commissario Montalbano (Un covo di vipere). Probabilmente se Camilleri avesse scritto oggi questo passaggio avrebbe potuto optare per una versione ‘diversa’: «Al ristoranti, Mimì fici un tentativo di gittari il cibo non fornuto ma Montalbano gli affirrò il vrazzo affirmanno che glielo avrebbi tagliato di netto con un cuteddro se osava committiri quel sacrilegio».
Sicuramente una riscrittura più in linea con i dati emersi dall’ultimo rapporto Waste Watcher 2024 in cui si evidenzia come ogni italiano getti via mediamente 566,3 g di cibo a settimana. Probabilmente questa nuova lettura del passaggio del libro di Camilleri molti siciliani (pur non essendo ancora scritta…) l’hanno già fatta loro, infatti parlando proprio di spreco, dall’ultimo rapporto Waste Watcher emerge come i siciliani sprechino circa un terzo in meno rispetto alla media nazionale.
Differenze regionali, potremmo dire dialettali…
Ma proviamo a entrare nel merito e spiegare meglio queste differenze regionali, differenze che, come appena accennato, emergono dall’ultimo rapporto Waste Watcher 2024.
L’Osservatorio nel gennaio di quest’anno ha rilevato come a livello territoriale, il Sud continua ad attestarsi (la Sicilia in forte controtendenza) come la zona d’Italia in cui si spreca maggiormente, segnando un +4% sulla media nazionale, riducendo però la forbice con le altre zone d’Italia rispetto al dato di gennaio 2023, quando era l’8% sopra la media nazionale (da sottolineare come questa differenza si è assottigliata, fenomeno dovuto al relativamente inferiore aumento dello spreco nelle aree meridionali).
Al Sud i cibi più sprecati risultano essere riso, cereali legumi, cibi precotti, mentre in controtendenza con la media nazionale abbiamo un minor spreco di frutta fresca, patate e carne bianca.
Interessante il dato del Centro Italia, in crescita dell’1% rispetto alla media nazionale dell’anno passato (quando per converso era inferiore del 2% rispetto alla media nazionale).
Il dettaglio del Nord ovest evidenzia uno spreco fra il 10 e il 20% inferiore alla media nazionale a seconda delle regioni (i più virtuosi risultano essere i piemontesi). Fa da contraltare il Nord est, area nella quale spiccano i valori di Veneto e Friuli-Venezia Giulia, superiori di quasi il 10% alla media nazionale.
Al Nord si sprecano più carne rossa, frutta fresca, latticini, tuberi e cipolle. Nel Centro Italia, Lazio Toscana e Marche, portano la media territoriale al di sopra di quella nazionale e i cibi più sprecati sono uova, formaggi, carne rossa e pane fresco. Passando al Sud, a eccezione della Sicilia (Montalbano docet…..), tutte le regioni, con picchi di spreco in Calabria e Sardegna, gettano più della media nazionale.
Possiamo quindi affermare che pur in un quadro di evidenti divari regionali, comunque più marcati negli anni precedenti, il dato dello spreco (che ha registrato un incremento dell’8% legato alla congiuntura economica, vedi magazine precedente) sta progressivamente uniformandosi a livello nazionale.