Lo spreco alimentare nei Paesi del G7.
Dall’analisi all’azione: come si comportano i grandi del pianeta.
Matteo Vittuari e Filippo Pini
In vista del prossimo G7 Agricoltura che si terrà a Siracusa dal 26 al 28 settembre, il Report internazionale Waste Watcher ha realizzato un focus sui Paesi membri, soprattutto nell’ottica di comparare le buone pratiche e condividere esperienze reciproche per la prevenzione dello spreco alimentare.
In anni di inflazione alimentare e contrazione dei consumi i Paesi del G7 hanno mostrato crescente attenzione verso lo spreco alimentare anche dalla parte delle politiche pubbliche declinate soprattutto nella forma di campagne informative.
Le rilevazioni dell’Osservatorio Waste Watcher International suggeriscono che tra le principali iniziative messe in campo a livello individuale quelle più diffuse sono relative ad aspetti motivazionali, grazie a un aumento della consapevolezza, e organizzative come la maggior attenzione alla pianificazione degli acquisti, alla gestione dei prodotti freschi e al consumo del cibo prossimo alla data di scadenza. Anche chi ha tradizionalmente messo in atto campagne informative molto strutturate come il Regno Unito continua a investire nella diffusione di pratiche base come la preparazione della lista della spesa.
Ecco un quadro di sintesi del peso (vedi immagine) dello spreco alimentare nei diversi Paesi e le diverse iniziative da questi adottate.
La soluzione ‘fai da te’. Negli Stati Uniti la scarsa fiducia nella situazione economica del Paese ha indotto i consumatori a prestare maggiore attenzione ai costi connessi allo spreco alimentare e di conseguenza a mettere in campo azioni individuali di contrasto allo spreco. L’82% degli americani dichiara di tenere la dispensa, il frigorifero e il freezer ben organizzati. Altro ‘rimedio’: l’82% sottolinea di fare la lista della spesa.
Prezzi elevati/Meno spreco. In Giappone lo spreco di frutta e verdura è particolarmente basso soprattutto a causa del costo eccezionalmente elevato. In questo paese si coltivano soltanto frutta e verdura di alta qualità anche perché questi prodotti sono ancora considerati beni di lusso da regalare durante ricorrenze speciali.
Non si butta nulla (o quasi). La Francia ha mostrato uno dei miglioramenti più significativi nella riduzione dell’ammontare di spreco alimentare tra i Paesi oggetto di rilevazione (-32%) portando il suo spreco pro-capite sotto quello italiano (459,9 g contro 469,4 g nel 2023). Dal punto di vista delle iniziative private le rilevazioni mostrano particolare attenzione a consumare tutto il cibo cucinato, anche quando è troppo (87%) e a mangiare tutti gli avanzi (88%). Dal punto di vista delle iniziative pubbliche la Francia e la Spagna sono tra i Paesi che hanno messo in campo gli investimenti più importanti. Un esempio è la legge Garot del 2016 che ha vietato ai supermercati di distruggere il cibo invenduto, aumentando significativamente le donazioni alimentari con conseguente riduzione dello spreco.
Coinvolgere tutti gli attori. Il Regno Unito è storicamente uno dei Paesi dove l’attenzione privata e pubblica verso il problema degli sprechi alimentari è maggiore. WRAP e altre organizzazioni hanno promosso azioni sia per stimolare le famiglie sia per coinvolgere le imprese; oltre il 45% delle famiglie inglesi fa ricorso alla lista della spesa come strategia di acquisto mostrando propensione alla pianificazione; gli accordi volontari che coinvolgono gli attori della filiera agro-alimentare vengono promossi dal 2005. Per il 2025 è stata lanciato il Courtauld Commitment 2025 con un focus crescente sull’educazione alimentare.
Parola d’ordine: organizzazione. Nel 2023 la Germania aveva il più alto livello di spreco alimentare dell’Eurozona (512,9 g/settimana) ma allo stesso tempo anche la riduzione più marcata (-43%). Un aspetto rilevante in questa riduzione è stata la tendenza all’organizzazione delle famiglie tedesche per dispensa e freezer (79%), sapere esattamente cosa c’è nella dispensa (83%) e valutare attentamente quanto cucinare (78%).
Incentivi (ed educazione). Il Canada, dal 2021, si sta impegnando nella prevenzione allo spreco alimentare, ad esempio con l’implementazione di una strategia nazionale su questo tema, con finanziamenti per innovazioni e incentivi fiscali che hanno aumentato le donazioni di cibo in eccedenza. Inoltre molte organizzazioni si sono attivate per lavorare con produttori e distributori per limitare gli eccessi produttivi e con i consumatori per promuovere iniziative di educazione alimentare finalizzate a stimolare una migliore pianificazione e migliorare la comprensione delle etichette fronte pacco.
Cucinare, cucinare, cucinare. In Italia, la preparazione dei pasti è altamente valorizzata: il 44% degli italiani dedica una “moderata” attenzione alla cucina e il 42% la considera una vera passione. L’impegno in cucina si traduce in comportamenti anti-spreco concreti: il 59% degli intervistati consuma cibo prossimo alla scadenza e il 55% ricorre al congelamento per prolungarne la durata. La gestione degli avanzi è efficiente: il 61% butta avanzi di cibo cotto meno di una volta alla settimana. Gli italiani, infine, presentano una forte tendenza alla pianificazione: il 43%, infatti, fa la lista della spesa.