foto @Tania Cristofari
MA SOLO 6 ITALIANI SU 10 SANNO CHE ESISTE UNA NUOVA NORMATIVA ANTISPRECO (LEGGE 166/2016). E IL 90% DEGLI ITALIANI DICHIARA DI NON CONOSCERE I CONTENUTI DEL PROVVEDIMENTO, O DI AVERNE SOLO VAGHE INFORMAZIONI. SI SPRECA SOPRATTUTTO NELLE NOSTRE CASE: CIRCA 145 KG DI CIBO ALL’ANNO PER FAMIGLIA, OVVERO IL 75% DELLO SPRECO COMPLESSIVO IN ITALIA PER UN COSTO DI 360 € ANNUI.
FAMILY BAG NEI RISTORANTI: CRESCE L’INTERESSE DEI CITTADINI IN CHIAVE DI PREVENZIONE DEGLI SPRECHI. L’80% DEGLI ITALIANI CHIEDE LA FAMILY BAG, MA 1 ITALIANO SU 2 TEME CHE NON SARA’ UNO STRUMENTO SOSTENUTO DAI RISTORATORI E IL 75% NE AUSPICA L’INTRODUZIONE CON DESIGN ELEGANTE PER SUPERARE L’IMBARAZZO DI PORTARE A CASA GLI AVANZI DEL PASTO.
CRESCE ANCHE L’ATTENZIONE: 1 ITALIANO SU 5 SI DIMOSTRA ADDIRITTURA “VIRTUOSO”, IL 57% HA COMPORTAMENTI DI ATTENZIONE E PREVENZIONE, MENTRE IL 43% AFFOLLA L’AREA DELLO SPRECO.
PARTONO I “DIARI DI FAMIGLIA”: DA MARZO 2017, CON IL PROGETTO REDUCE, IL MINISTERO DELL’AMBIENTE E WASTE WATCHER LANCERANNO I PRIMI MONITORAGGI PER DOCUMENTARE LO SPRECO REALE NELLE CASE ITALIANE. 400 FAMIGLIE SI SOTTOPORRANNO AL TEST, MA TUTTI I CITTADINI POTRANNO PARTECIPARE AL PROGETTO “WASTE NOTES, UN DIARIO PER AMICO”, E ANNOTARE LA LISTA DELLA SPESA COSI’ COME IL CIBO BUTTATO DI GIORNO IN GIORNO.
ROMA – LA 4^ GIORNATA NAZIONALE DI PREVENZIONE DELLO SPRECO ALIMENTARE.
Domenica 5 febbraio 2017 si celebra la 4^ Giornata nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari. Conoscere e focalizzare le cause e le dinamiche degli sprechi aiuta concretamente a ridurli e a mettere in atto comportamenti in chiave preventiva. «Prevenzione è la parola chiave per approcciare la Giornata nazionale 2017 – evidenzia il fondatore di Last Minute Market Andrea Segrè, presidente del comitato tecnico-scientifico per il Programma nazionale di prevenzione sprechi/rifiuti (Min. Ambiente) – Lo spreco migliore è quello che non si fa e la legge 166 va anche in questa direzione, prefigurando una campagna capillare di educazione alimentare. Altrimenti come potremo arrivare a dimezzare gli sprechi, in Italia e in Europa, entro il 2025? I primi 6 mesi dimostrano che la nuova legge agisce bene sul recupero, in prospettiva quindi, ci sono grandi margini di miglioramento: i dati Waste Watcher dicono che 1 italiano su 5 mette già in atto comportamenti virtuosi, e che il 57% sta dalla parte giusta, attento a non sprecare per convinzione o per necessità. Lavoriamo sul 40% che resta, incurante o incoerente: facciamolo con una campagna efficace di educazione alimentare». «In materia di lotta allo spreco alimentare stiamo ottenendo risultati oltre ogni nostra più rosea aspettativa – spiega il Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Barbara Degani – Le campagne di sensibilizzazione che abbiamo avviato stanno raccogliendo i loro frutti: il 45% degli italiani vive lo spreco come un “problema”. La family bag, iniziativa da noi promossa prima in Veneto e poi in tutta Italia, ha trovato posto in una legge e ha avuto il plauso di 4 italiani su 5. Il Progetto Reduce del Ministero sta avendo una importanza strategica poiché da marzo monitorerà attraverso dei diari i comportamenti di 400 famiglie campione. Sappiamo che lo spreco alimentare si consuma soprattutto tra le mura domestiche ma fino ad oggi nessuno è riuscito a determinarne l’entità. Quanto all’educazione ambientale, sulla quale abbiamo già messo solide basi, i dati ci confortano: la percentuale di chi insegna ai figli a non sprecare, in un anno è passato dal 62% al 78%, indice di un’attenzione cresciuta che si vuole tramandare come bagaglio ‘culturale’ alle prossime generazioni». La 4^ Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare viene presentata nella cornice di Piazza della Salute, il progetto lanciato a Roma dall’Enpam: «Si sprecano più facilmente gli alimenti freschi e deperibili, cioè quelli che fanno meglio alla salute – osserva il medico e presidente Enpam Alberto Oliveti – Per questo prevenire gli sprechi insegnando a fare bene la spesa, a conservare correttamente i cibi e a mangiare quelli ancora buoni, significa anche migliorare lo stato di salute dei consumatori. Di certo riempiendo la dispensa con alimenti pieni di conservanti si limita il rischio di farli scadere, ma si non si fa un grande favore al proprio fisico».
I DATI DELLO SPRECO
Ecco dunque i nuovi dati dell’Osservatorio nazionale Waste Watcher, di Last Minute Market/Swg: lo spreco annuale di cibo in Italia ammonta a ca 16 miliardi di euro, ovvero l’1% del Pil (rilevazione basata per la prima volta su test reali e non solo percettivi). Si spreca soprattutto nelle case: circa 145 kg di cibo all’anno per famiglia, ovvero il 75% dello spreco complessivo in italia per un costo di 360 € annui. Allo spreco domestico monitorato dall’Osservatorio Waste Watcher vanno sommate le perdite in campo (ca 1 miliardo e 25 milioni), gli sprechi nell’industria (ca 1 miliardo e 160 milioni) e nella distribuzione (ca 1 miliardo e 430 milioni). Si arriva così al valore di 15 miliardi e 615 milioni di spreco alimentare annuo, riferito all’anno 2015 (elaborazione Distal Università di Bologna e Last Minute Market su dati Borsa Merci Bologna).
Dalla nuova rilevazione Waste Watcher emerge una ancora insoddisfacente informazione dei cittadini sulla normativa antispreco entrata in vigore qualche mese fa (legge 166/2016). Solo 6 italiani su 10, infatti (il 59% degli intervistati) sanno che esiste una nuova legge dedicata al recupero e alle policies e pratiche antispreco. E addirittura il 90% degli italiani dichiara di non conoscere i contenuti del provvedimento, o di averne solo vaghe informazioni. E’ chiaro che su questo versante si dovrà lavorare perché il merito della legge possa diventare patrimonio comune di conoscenza non solo degli operatori e stakeholders, ma di più cittadini possibile.
Ulteriore area di indagine dei nuovi dati Waste Watcher riguarda uno degli strumenti chiave per la riduzione degli sprechi nella filiera del cibo: la family bag in cui inserire il cibo non consumato per portarlo a casa, e che lentamente comincia ad essere adottata nei luoghi di ristorazione. L’interesse dei cittadini è davvero notevole: la family bag è giudicata opzione “valida” nella prevenzione degli sprechi per l’80% degli intervistati, efficace/funzionale per il 73%. Ma 1 italiano su 2 teme che non sara’ supportato dai ristoratori e il 75% auspica l’introduzione diffusa con design elegante per superare la timidezza portandosi a casa gli avanzi del pasto. Il gap legato all’elemento vergogna e imbarazzo è ancora forte, ma certo superabile con una sorta di “istituzionalizzazione” della family bag nelle sedi di ristorazione a livello capillare e nazionale.
Waste Watcher registra nell’atteggiamento quotidiano verso gli sprechi un’Italia spaccata in due, ma anche una crescente attenzione al fenomeno: 1 italiano su 5 si dimostra addirittura “virtuoso”, il 57% mette in atto comportamenti di sensibilità e prevenzione degli sprechi (davvero attenti il 28%, attenti per necessita’ il 7%), mentre il 43% rimane incurante o manifesta comportamenti incoerenti (27%) e tout court spreconi (12%). Waste Watcher 2017 racconta gli italiani davanti allo spreco dividendoli in 6 ‘cluster’ (sotto elencati) sulla base dei comportamenti, che fanno di regola la differenza nell’ottica di ridurre e prevenire gli sprechi: in tema di prevenzione il 65% degli intervistati punta sul check in dispensa per controllare cosa serve veramente prima della spesa; secondo l’85% degli intervistati la soluzione è una lista della spesa da compilare prima di entrare al supermercato per evitare acquisti inconsulti; il 53% sceglie di congelare i cibi che non si mangeranno a breve; il 52% presta attenzione alle quantità di cibo che si intende cucinare, il 50% raccomanda di verificare che i cibi scaduti siano davvero andati a male, prima di buttarli.
Intanto, la buona notizia di questa 4^ Giornata nazionale di prevenzione dello spreco è l’avvio in Italia di una iniziativa pionieristica che diventerà finalmente monitoraggio statistico. Si tratta dei Diari di Famiglia, l’esperimento lanciato attraverso la campagna Spreco Zero, realizzato adesso nell’ambito del progetto Reduce promosso da Ministero dell’Ambiente e Università di Bologna – Distal, con l’Osservatorio Waste Watcher. Da marzo 2017, 400 famiglie di tutta Italia (secondo un campione statistico) si sottoporranno a questo test per una settimana e annoteranno dettagliatamente su moduli prestampati tutto il cibo sprecato giorno per giorno, dettagliandone tipologia e quantità. Le famiglie si sottoporranno inoltre al cosiddetto “waste sorting”, ovvero il controllo incrociato nelle loro pattumiere, per verificare che le annotazioni siano state veritiere. Si arriverà così a quantificare in modo scientifico lo spreco alimentare domestico in Italia, al di là di qualsiasi ‘sondaggio’ e percezione. Una rivoluzione copernicana nell’impegno contro gli sprechi e per la loro prevenzione. E sempre dal mese di marzo tutti i cittadini potranno partecipare al progetto “Waste notes, un diario per amico”, scaricando dal sito della campagna Spreco Zero i format in cui annotare la lista della spesa cosi’ come il cibo buttato di giorno in giorno.
LE FAMIGLIE ITALIANE DAVANTI ALLO SPRECO: 6 PROTOTIPI WASTE WATCHER
Incrociando le risposte registrate in occasione delle rilevazioni per il Rapporto Waste Watcher 2016 sullo spreco domestico (campione statistico di 1800 soggetti in Italia) le famiglie intervistate sono state inserite in 6 grandi cluster secondo i fattori che influenzano il comportamento davanti al fenomeno. Principali elementi condizionanti sono l’età, la sensibilità per l’ambiente, il tempo a disposizione, i figli, la responsabilità sociale.
57% AREA SENSIBILE E ATTENTA ALLO SPRECO
Virtuosi, 22%: questo gruppo raccoglie la parte più sensibilizzata al tema dello spreco alimentare; lo vede sia come una immoralità sia come un danno ambientale. Con queste motivazioni forti alle spalle riesce a sprecare veramente pochissimo: in valore economico settimanalmente sprecano circa la metà rispetto alla media nazionale.
Attenti, 28%: il loro atteggiamento è attento allo spreco ma con qualche licenza. Anche questo gruppo è caratterizzato sia dalla sensibilità ai temi ambientali che dalla valutazione morale sullo spreco; ma con un’ intensità leggermente minore. La differenza sostanziale è che in questo cluster vi sono più coppie con figli e quindi lo spreco, anche se involontario, si alza un po’. Sprecano comunque poco: in valore economico settimanalmente sprecano circa un 25% in meno rispetto alla media nazionale.
Attenti per necessità, 7%: quelli che formano questo gruppo hanno una attenzione marginale ai temi della salvaguardia dell’ambiente e non ritengono che lo spreco alimentare produca danni. Nonostante ciò queste famiglie sprecano relativamente poco. La causa del loro comportamento corretto è di origine economica; è un gruppo che ha dei redditi limitati ed è il contenimento della spesa a motivarli. Sprecano comunque più dei gruppi precedenti: in valore economico settimanalmente sprecano circa un 20% in meno rispetto alla media nazionale.
43% AREA DEGLI SPRECHI
27%, Incoerenti: accade spesso, nella società, che “si predichi bene e si razzoli male”. Questo gruppo si muove proprio così: segnala l’importanza dell’ambiente, percepisce il danno dello spreco e la sua immoralità, condivide i provvedimenti utili alla riduzione di questo fenomeno; però spreca. E non poco: in valore economico settimanalmente sprecano circa un 25% in più rispetto alla media nazionale.
12% Spreconi: si tratta di un piccolo cluster ma è significativo di un atteggiamento sociale, relativo non solo a questo tema; io non ho responsabilità è la società che deve pensarci. Questo gruppo ha scarso interesse per l’ambiente e non ritiene che vi siano conseguenze più generali dovute allo spreco; per di più avendo anche una media capacità economica non vive neanche questo deterrente rispetto allo spreco alimentare domestico. Le dimensioni sono: in valore economico settimanalmente sprecano circa una volta e mezzo in più rispetto alla media nazionale.
4% Incuranti: questo gruppo mostra di cogliere abbastanza la problematicità dello spreco ma come tema a se stante; non si scalda troppo per l’ambiente e, soprattutto, non ha l’ interesse ad approfondire le conseguenze e le interdipendenze dello spreco alimentare. Nella realtà butta via il cibo con facilità. E senza mezzi termini: in valore economico settimanalmente sprecano circa un 66% in più, rispetto alla media nazionale.