MENTRE SPRECHIAMO, SI ALLONTANA L’ACCESSO AL CIBO SANO E SOSTENIBILE: L’INDICE FIES DI INSICUREZZA ALIMENTARE 2025 SALE DEL 13,95% (era + 10,27% nel 2024).

L’impoverimento alimentare delle famiglie italiane colpisce soprattutto al sud (+ 17%) e al centro (+15%), le stesse aree dove si spreca più cibo nelle case (più 16%, più 4%). e a sorpresa sprecano soprattutto le fasce sociali più deboli (+26% rispetto alla media).

Eppure, proprio mentre sprechiamo più cibo si allontana l’accesso al cibo sano e sostenibile: l’indice FIES di insicurezza alimentare 2025 sale del 13,95% (era + 10,27% nel 2024), in uno scenario generale in cui la povertà assoluta è aumentata in Italia dal 7,7% all’8,5% (5,7 milioni di persone nel 2023) e addirittura è salita del 28,9% per le famiglie straniere, e dove la povertà “relativa” già colpisce 2,8 milioni di persone. L’insicurezza alimentare delle famiglie italiane colpisce soprattutto al sud (+ 17%) e al centro (+15%), le stesse aree dove si spreca più cibo nelle case (più 16%, più 4%). 

Lo spreco del cibo risale, dunque, in Italia: la soglia media di 617,9 grammi settimanali viene abbondantemente superata al sud con 713,8 grammi pro capite e appena rialzata nell’area del centro Italia con 640,1 grammi. Più virtuosi a nord con uno spreco medio di 526,4 grammi per cittadino. Nei piccoli centri (fino a 30mila abitanti) si spreca il 12% di cibo in più, le famiglie senza figli sprecano il 16% di cibo in più e le fasce socialmente svantaggiate sprecano addirittura il 26% di cibo in più: è facile dedurre, in questi casi, che la deperibilità del cibo più economico, ma di minore qualità, incida non poco sulla bilancia degli sprechi. 

Le cause dello spreco del cibo nelle case sono innanzitutto attribuite a fattori “esterni”: frutta e verdura spesso sono conservate in frigo e quando le porto a casa vanno a male, per il 38% degli intervistati, fa la muffa/marcisce/si deteriora odore/sapore secondo il 33% e i cibi venduti sono già vecchi per il 31% dei consumatori. E poi ci sono le cause “soggettive”: me ne dimentico e scade secondo il 34%, ci sono troppe offerte per il 29%, ho sempre paura di non avere a casa cibo a sufficienza secondo il 27% e a 1 italiano su 4 (25%) gli avanzi non piacciono. Inoltre, il 24% confessa di acquistare troppo o comprare confezioni troppo grandi, di calcolare male le cose che servono e cucinare troppo (23%). E 17 italiani su 100, presi dallo sconforto, ammettono di non saper conservare il cibo adeguatamente. 

Verticalizzando sulle ragioni legate al quotidiano delle nostre vite: 1 italiano su 3 ammette anche di non pensare al rischio dello spreco, e dimenticarsene. Per il 23% la prevenzione degli sprechi richiede troppo tempo, secondo l’11% è troppo costoso o troppo faticoso. Si scoraggia 1 italiano su 10, pensando che il contributo personale tanto non fa differenza, o che è troppo difficile. Ma secondo 5 italiani su 100 la cosa semplicemente “non è importante”. 

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