«In questa società – spiegano gli autori dell’inchiesta – potrebbe capitare a tutti, da un momento all’altro, di saltare il fosso dell’impoverimento, amministrando gli esigui 97 centesimi al giorno messi a disposizione dalla inadeguata social card, istituita con legge di bilancio 2024».
Molte le conseguenze: l’aumento dei prezzi ha generato nelle famiglie meno abbienti una riduzione del 2,5% nella spesa reale (ISTAT): le persone più vulnerabli sono spesso costrette a consumare solo alimenti di base o prodotti a buon mercato, spesso malsani. E l’impoverimento porta 1 italiano su 3 a indirizzarsi verso prodotti a ridosso di scadenza o esteticamente poco attraenti, 1 italiano su 2 ad acquistare online, 1 italiano su 4 a cercare di auto-produrre il cibo, 1 italiano su 3 a scegliere solo discount. L’indice di insicurezza alimentare, che misura il livello di accesso delle persone a un cibo adeguato e nutriente, conferma che il numero dei cittadini con mancanza di accesso al cibo e a una corretta alimentazione sale del 26% nel sud rispetto a Nord e Centro e si impenna addirittura del 280% nel cosiddetto ceto popolare rispetto alla media nazionale. «In questa società – spiegano gli autori dell’inchiesta – potrebbe davvero capitare a tutti, da un momento all’altro, di saltare il fosso della disponibilità economica, amministrando gli esigui 97 centesimi al giorno messi a disposizione dalla inadeguata social card, istituita con legge di bilancio 2024. E ad aggravare la situazione non c’è solo la disoccupazione, ma sempre più spesso il cosiddetto “lavoro povero”: lavori precari, a nero e a basso salario, che non garantiscono sicurezza finanziaria, mentre le povertà di genere vedono le donne percepire pensioni inferiori del 27% rispetto agli uomini». Per questo le pagine del libro chiamano anche e soprattutto all’azione e propongono interventi concreti e strutturali di lungo termine, attraverso un sistema di politiche alimentari urbane integrate all’educazione alimentare in tutti i cicli di istruzione.