Spreco alimentare, a che punto siamo. Il commento del direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher e della app Sprecometro, Andrea Segrè. 

Spiega Andrea Segrè, fondatore della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International che «ancora una volta sarà utile per tutti, in direzione del 2030, tracciare un monitoraggio sugli stili di vita e di alimentazione, per agire concretamente sui comportamenti di consumo e la prevenzione degli sprechi. La Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare si focalizza con attenzione sui 5 anni che ci separano dal 2030, annunceremo iniziative e novità indirizzate proprio al coinvolgimento di tutti i cittadini in questa direzione». 

Nel 2024, secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Internazionale Waste Watcher (diffuso il 29 settembre, Giornata internazionale della Consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari istituita dalle Nazioni Unite) lo spreco alimentare è risalito: ogni settimana sono finiti nel bidone della spazzatura ben 683,3 grammi di cibo pro-capite, rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023). Nella top five dei cibi più sprecati troviamo la frutta fresca (27,1 g), le verdure (24,6 g), il pane fresco (24,1 g), le insalate (22,3 g), cipolle/aglio/tuberi (20 g). Vale a dire i prodotti principe della Dieta Mediterranea. Il 42% dei cittadini individua la causa dello spreco familiare nel fatto di dover buttare la frutta e la verdura conservata nelle celle frigo perché una volta portata a casa va subito a male. E il 37% sostiene di buttare via gli alimenti perché i cibi venduti sono già vecchi. Solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali, e il 75% degli intervistati non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli.  

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