Su Corriere della Sera – Buone Notizie l’articolo di Chiara Daina in vista della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare. Il punto sulle abitudini di gestione e fruizione del cibo in Italia, rileggendo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher International.
Rapporto dell’osservatorio internazionale Waste watcher: siamo i migliori tra Usa (i più spreconi), Cina, Canada, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Russia. E la pandemia , tra isolamento e crisi economica ,ci ha fatto diventare più bravi. «Ma c’è ancora molto da imparare». Nel 2021 ogni italiano ha sprecato poco più di mezzo chilo (529 grammi) di cibo alla settimana, che in un anno fanno 27,5 chili di avanzi buttati a testa, quasi il 12 per cento in meno (pari a 3,6 chili) rispetto al 2020. È il dato migliore degli otto Paesi messi sotto la lente di ingrandimento dell’osservatorio internazionale Waste watcher, promosso dalla campagna Spreco zero di Last minute market (impresa sociale dell’università di Bologna).
Ottomila i cittadini che hanno partecipato all’indagine. Diversamente dall’Italia, negli Stati Uniti il campione intervistato ha dichiarato di sprecare 1,453 chili di cibo settimanali, in Cina 1,153, in Canada 1,144, in Germania 1,081. Restano sotto il chilo: Gran Bretagna (949 grammi), Spagna (836 grammi) e Russia (672 grammi). «Ma c’è tanto da fare anche da noi – ricorda Andrea Segrè, ordinario di Politica agraria internazionale e comparata dell’università di Bologna e ideatore della campagna Spreco zero -. Soprattutto se pensiamo che gli alimenti che più spesso finiscono nella nostra spazzatura sono frutta fresca, insalata, pane fresco e verdura, cioè prodotti fondamentali per la dieta mediterranea. Questo dimostra ancora una scarsa educazione alimentare».
Durante la pandemia siamo diventati più sostenibili. «L’effetto combinato dell’isolamento in casa, della maggiore sensibilità dei cittadini e della crisi economica ha fatto diminuire la tendenza allo spreco domestico», sottolinea Segrè. In termini economici, secondo l’osservatorio Waste Watcher, lo spreco domestico vale sei miliardi e 403 milioni di euro e sale a quasi dieci miliardi di euro se si somma il costo degli sprechi di filiera (cioè i 3,2 miliardi di euro generati dalle perdite in campo e dallo spreco nel commercio e nella distribuzione).
Quali sono le soluzioni auspicate? Per l’85 per cento degli italiani intervistati il cibo ritirato dalla vendita dovrebbe essere donato per legge alla gente bisognosa. La quantità di spreco alimentare, registra l’osservatorio, è fortemente condizionata dall’indice di fiducia dei consumatori (nelle prospettive economiche del proprio Paese e nella condizione finanziaria personale). Le famiglie italiane hanno un indice di fiducia del 47,3 contro una media globale del 48,6. I più ottimisti sono i cinesi (71,8), seguiti da statunitensi (59), tedeschi (57,1), inglesi (55), canadesi (53,9). Con un livello più basso del nostro solo spagnoli (46,6) e russi (39,8).
L’osservatorio Waste watcher ha poi monitorato i comportamenti che aiutano a prevenire e ridurre lo spreco alimentare. Se in Italia sono state salvate in un anno 222mila tonnellate di cibo lo si deve a una serie di buone abitudini messe in atto giornalmente. Innanzitutto il 74 per cento degli intervistati (tre italiani su quattro) dice di ricorrere alla lista della spesa prima di andare al supermercato. Oltre la metà (il 57 per cento) prepara addirittura un menù per la settimana per ottimizzare la spesa. Un’altra pratica utile e virtuosa, adottata dall’82 per cento del campione, è controllare di volta in volta le scorte di viveri che si hanno in casa (dal frigo alla dispensa) per rendersi conto in base alla scadenza cosa vada consumato per prima. L’80 per cento (quattro italiani su cinque) stanno attenti anche a non cucinare quantità di cibo in eccesso. Il 78 per cento sebbene il prodotto sia appena scaduto prova a verificare se è ancora commestibile, mentre il 77 per cento in modo lungimirante congela gli alimenti che sa di non poter consumare nell’immediato evitando che vadano a male.
Ma siamo ancora poco affezionati alla «family bag», cioè l’usanza di portarci a casa quello che resta nel piatto ordinato al ristorante: solo quattro italiani su dieci (il 40 per cento) richiedono il sacchetto per gli avanzi. Più o meno come negli altri Stati europei oggetto dell’indagine: il 44 per cento in Spagna e Germania e il 37 in Gran Bretagna. Anche in Russia la percentuale si ferma al 37 per cento. Al contrario negli Stati Uniti il 74 per cento dei clienti ha questa abitudine, il 68 per cento in Canada e il 61 in Cina.
Il nuovo report dell’osservatorio Waste watcher verrà presentato il 4 febbraio a Roma, presso la sede di rappresentanza in Italia della Commissione europea, in occasione della nona Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (il 5 febbraio), promossa dalla campagna Spreco zero con il patrocinio del ministero della Transizione ecologica e Rai per il sociale.