Tredici istantanee puntate sui carrelli della spesa di altrettanti cittadini e cittadine italiane – pensionati, famiglie, monogenitori, studenti, immigrati, disoccupati – per capire come sta cambiando la nostra società e restituire al cibo il valore che dovrebbe avere nel quotidiano di tutti, alla luce di un elementare principio di Giustizia alimentare.
“La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare” (Baldini + Castoldi, collana le Formiche, pagg.192 € 19) è un’indagine capillare e appassionata: il saggio, spiega nella prefazione il Cardinale Matteo Maria Zuppi, «ci aiuta a capire la domanda su cosa mangiano i poveri. E quindi a cercare noi la risposta, a fare nostra la loro fame. E farlo ci aiuta a capire l’importanza del cibo, a vivere meglio, perché nella condivisione siamo tutti saziati, non tutti affamati». Premessa dell’indagine è l’interrogativo guida che riprende l’eco di una boutade della scorsa estate: davvero i poveri mangiano meglio dei ricchi? La risposta, alla luce di una inchiesta portata avanti a tu per tu con chi arranca alle casse del supermercato, certifica quanto intuitivamente si poteva pensare: i poveri non mangiano affatto meglio dei ricchi, però è anche vero che neppure i ricchi mangiano così bene. Attraverso le tredici storie di sopravvivenza alimentare ed esistenziale, il saggio ci aiuta a conoscere i vecchi e nuovi poveri, in uno slalom fra pensionati e disoccupati che da sempre devono contenere i costi della spesa, fra famiglie e monogenitori cui sempre più spesso il reddito non basta, fra figli, madri e padri che diventano troppo spesso preda di luoghi comuni e fake intorno alle diete e alle strategie nutrizionali, quando non sono ostaggio di disturbi alimentari o dipendenze.