A cura di Claudia Giordano, assegnista di ricerca post-doc presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari, Università di Bologna
L’esperimento “diario dello spreco alimentare” avrebbe dovuto essere avviato in Novembre 2016, come da precedente post. Eppure, ad oggi non è stato ancora iniziato. Per dovere di trasparenza, raccontiamo cosa è successo e cosa (auspichiamo) succederà nel prossimo anno rispetto al progetto e con quali ricadute.
Riepilogo: cos’è l’esperimento dei diari?
L’esperimento del diario dello spreco è stato svolto per la prima volta in Italia in forma pilota nel 2015, nell’ambito della tesi di dottorato intitolata “Assessing Household Food Waste in Italy: A Methodology for Detecting Drivers and Quantities”. Gli obiettivi della tesi erano 1) capire se i dati ad oggi esistenti in Italia, relativi allo spreco alimentare domestico, potessero essere considerati validi da un punto di vista scientifico; 2) verificare se il diario dello spreco alimentare fosse effettivamente una metodologia valida ed efficace rispetto agli obiettivi di rilevazione, quantificazione e analisi delle cause dello spreco.
Per rispondere a queste due domande siamo andati a vedere, in primis, in che modo fossero stati stimati i dati ad oggi esistenti- i più noti sono i dati Waste Watcher, ma non sono i soli; in secondo luogo, abbiamo riproposto la stessa metodologia (questionari) su un campione ridotto a cui abbiamo somministrato anche un diario da compilare per una settimana. Nell’arco della stessa settimana, ad un sotto- campione (ovvero, solo ad alcuni dei partecipanti) abbiamo svolto una fase di audit, chiedendo loro di consegnarci i rifiuti per verificare se ci fosse corrispondenza con quanto riportato sul diario.
Al termine di questa fase abbiamo chiesto ai rispondenti quanto ritenessero di sprecare ogni settimana, per verificare se la percezione del proprio spreco fosse cambiata e in che modo, e se il dato riportato dopo l’esperimento fosse vagamente simile a quanto rinvenuto nei rifiuti o riportato nel diario.
E il risultato è…
Il risultato non ve lo diciamo, perchè è oggetto di una pubblicazione scientifica ancora in corso di elaborazione [ops!]. Confidiamo di potervelo dire molto presto, con il link alla pubblicazione stessa. Possiamo, però, dirvi che il diario si è rivelato un buon metodo di rilevazione e, ad oggi, resta il migliore in assoluto per un’analisi di tipo qualitativo su campioni di una certa numerosità.
E adesso?
Come anticipato, l’esperimento avrebbe già dovuto essere terminato. Questo non è accaduto, a causa di un annoso problema che attanaglia la realtà italiana da sempre: la burocrazia. Problemi di ordine amministrativo-burocratico hanno paralizzato l’avvio dell’esperimento sino ad oggi, ma siamo lieti [e forse incautamente ottimisti] di dichiarare che l’esperimento partirà nella primavera 2017.
L’esperimento è ideato, coordinato e condotto dal Distal dell’Università di Bologna e si avvarrà della professionalità di SWG per la parte di campionamento, in continuità con l’esperimento pilota condotto nel 2015. Come tutto il progetto Reduce, i costi sono coperti dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare.
Cui prodest? Cosa ce ne facciamo di sapere cosa, quanto e perchè si spreca nelle famiglie italiane?
Sapere cosa succede all’interno delle mura domestiche rispetto alla gestione del cibo e conoscere le cause dello spreco potrà consentirci di realizzare una campagna di comunicazione efficace.
Davvero il consumatore “consapevole” può fare la differenza?
La comunità scientifica è divisa su questo punto: recentemente, si è affermata una certa tendenza a “colpevolizzare” il consumatore per lo spreco alimentare, lasciando ai margini il contesto produttivo ed economico in cui viviamo. Di conseguenza, si è registrata la diffusione di interventi di sensibilizzazione che vedono come protagonista il consumatore stesso e, implicitamente, lo rendono responsabile del fenomeno. Non è così: lo spreco (o “perdita”, a seconda della definizione che si sceglie di utilizzare) avviene in tutte le fasi della filiera produttiva e può essere ridotto/recuperato in maniera efficiente con opportune misure di intervento; lo spreco domestico, invece, è più difficilmente recuperabile.
Tuttavia, è anche vero che un cambiamento promosso dal consumatore può avere una portata molto più ampia rispetto ad un intervento coercitivo o punitivo esercitato dal pubblico decisore sui produttori o gli esercenti. Per questa ragione, è bene promuovere attività di ricerca e sensibilizzazione che coinvolgano il consumatore, designando per lui il ruolo di protagonista nel processo di cambiamento.
L’auspicio resta, però, che il pubblico decisore non dimentichi di prendere iniziative per ridurre lo spreco anche in altre fasi della filiera produttiva e non solo incentivando le donazioni (azioni di recupero) ma promuovendo la prevenzione.
Negli hyperlink vengono forniti alcuni spunti di riflessione sugli argomenti sollevati nel testo. Per qualsiasi spunto ulterioriore o considerazione, scrivete a claudia.giordano4@unibo.it