A cura di Clara Cicatiello, Gruppo Noise, Università della Tuscia
Sono passati quasi 20 anni dal famoso episodio, spesso raccontato dal prof. Andrea Segré, in cui una visita al magazzino di un supermercato della città fece nascere l’idea di andare a verificare quanta roba si butta, e quanta parte di questa roba è ancora buona. Partì così all’Università di Bologna quel filone di ricerca che, dopo tanto tempo (e nel mondo della ricerca 20 anni sono davvero molti), è sempre più attuale. Ma noi, gruppo di ricerca Noise dell’Università della Tuscia, cosa c’entriamo in tutto ciò? Bisogna andare al 2008, al periodo in cui un dottorando del nostro gruppo trascorreva un periodo di studio a Bologna, conoscendo alcuni ricercatori che si occupavano del tema dello spreco. Da lì è nata una bella collaborazione che tutt’oggi ci permette di condividere tante attività e ragionamenti… oltre che una buona dose di pranzi e cene di lavoro a “spreco zero”, ça va sans dire.
I primi studi sullo spreco alimentare a Viterbo non tardarono ad arrivare, il primo nello stesso 2008 grazie al supporto della Camera di Commercio. In quell’ occasione scoprimmo che, nonostante i numeri più piccoli rispetto a quelli di Bologna, i margini di riduzione allo spreco erano, anche qui, tutt’altro che limitati. Infatti, due anni dopo, insieme al Comune di Viterbo, riuscimmo a mettere in piedi la prima iniziativa di recupero alimentare a scopo sociale dell’intera provincia. Coinvolgendo Conad e Caritas abbiamo contribuito a generare un recupero di 20-25 tonnellate di prodotti alimentari all’anno, utilizzati per preparare il pasto quotidiano per gli indigenti della città. Un grande risultato, se si pensa che, nonostante il progetto sia terminato nel 2012, questa pratica continua ancora oggi in maniera totalmente autonoma.
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Raccontando il frutto di queste ricerche durante i nostri corsi universitari, ad un numero di studenti sempre più interessati a queste tematiche ha seguito anche una quantità di nuove tesi, seguite dal prof. Silvio Franco, che hanno toccato molte sfaccettature di questo tema, dal recupero degli alimenti invenduti nei supermercati o dei libri destinati al macero ai comportamenti delle famiglie viterbesi riguardo lo smaltimento del cibo in eccesso, dalla comunicazione sociale alla quantificazione dello spreco alimentare legato all’obesità.
Questa è la nostra parte di storia che, infine, ha portato a REDUCE, progetto che insieme ai nostri partner abbiamo pensato, scritto e voluto fortemente. La ciliegina sulla torta di tutte le nostre ricerche sul tema dello spreco alimentare e la grande occasione per misurare, finalmente in modo esaustivo e completo, la quantità di cibo che viene smaltita nella grande distribuzione in Italia (attività di cui siamo capofila) e il livello di spreco nelle mense scolastiche (in collaborazione con le Università di Udine e Bologna, con quest’ultima a coordinare). Insomma, un gran lavoro: stiamo raccogliendo dati nei supermercati di diverse catene italiane e stiamo conducendo indagini dirette in una ventina di scuole del Lazio, coinvolgendo quasi un migliaio di alunni delle elementari. Ma come ricercatori crediamo che osservare e studiare la realtà sia l’unico modo per identificare le strategie per migliorarla. Noi, come ricercatori in generale, e come partner del progetto REDUCE in particolare, siamo qui per questo.