A cura di Prof. Mario Grosso, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Politecnico di Milano.
Per cercare di chiudere il cerchio sullo spreco di cibo, il gruppo del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano ha deciso di andare dove finisce il ciclo degli scarti, ovvero direttamente presso gli impianti di trattamento dei rifiuti urbani. I termovalorizzatori trattano il rifiuto residuo, che contiene inevitabilmente un discreto quantitativo di scarti di cucina, anche se sta diminuendo nel tempo grazie ai progressi della raccolta differenziata. Invece gli impianti di compostaggio e digestione anaerobica ricevono solo i rifiuti organici, ma anche qua ci arriva inevitabilmente qualcos’altro. In realtà in tutti questi impianti gli scarti saranno trasformati in qualcos’altro di utile, come energia e compost, ma questa è un’altra storia. A noi interessa verificare quanto cibo è ancora presente in questi scarti, e soprattutto quanto di questo poteva essere evitato. Quindi ci siamo armati di tute, guanti, mascherine, una bilancia, una buona dose di sangue freddo e abbiamo iniziato a rovistare dentro gli scarti, alla ricerca di tutto ciò che fosse ancora distinguibile: un pezzo di pane, intero o morsicato, una mela marcia, del prosciutto ancora all’interno della confezione ecc. ecc. Di questo sporco lavoro si sono occupati Camilla e Paolo, con il supporto di Giorgio e Simone, che scriveranno la loro tesi di Laurea Magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio proprio su questa esperienza. Anche i tecnici del Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) e di alcuni laboratori di analisi ci hanno dato il loro supporto.
L’attività è ancora in corso, per il momento abbiamo analizzato con maggiore dettaglio il rifiuto residuo indifferenziato, che contiene in media il 15% in peso di scarti di cibo. Di questo, quasi un terzo è “evitabile”, ossia si sarebbe potuto consumare e dunque non gettare nell’immondizia.
Prossima tappa: l’analisi dell’umido presso gli impianti di compostaggio e di digestione anaerobica.