A. Ferreri* – P. Guarda* – M. Girardi* – M. D’Angelo**
(* Tecnici della Prevenzione. – ** Dietista) SIAN AULSS 9 Scaligera
A gennaio 2018, l’European Commission Directorate – General for Health and Food Safety ha pubblicato gli esiti di un interessante studio relativo alle date di scadenza/termine minimo di conservazione (TMC) e altre informazioni presentate sull’etichetta dei prodotti alimentari e prevenzione degli sprechi. Lo studio si intitola “Market study on date marking and other information provided on food labels and food waste prevention”; il contenuto viene sintetizzato a seguire.
Il diritto europeo (Reg. UE n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori) richiede che la maggior parte degli alimenti confezionati riportino una data e una dicitura accompagnatoria che chiarisca se la stessa sia riferibile ad una soglia temporale per la sicurezza del prodotto (“da consumarsi entro” SCADENZA) o alla sua qualità (“da consumarsi preferibilmente entro” TMC). Queste date sono destinate ad informare i consumatori, ma risultano utili anche per orientare gli operatori della filiera alimentare, ad esempio nella gestione delle scorte presso i dettaglianti o nella distribuzione alimentare.
Lo studio ha esaminato l’applicazione pratica della normativa UE sull’etichettatura degli alimenti relativamente all’indicazione della date di scadenza e/o TMC e le sue implicazioni per la prevenzione dei rifiuti di origine alimentare, che ha previsto: 1 – ricerca documentale circa l’utilizzazione delle date di scadenza/TMC sulle etichette e dei loro collegamenti con gli sprechi alimentari sia lungo la catena di approvvigionamento che presso le abitazioni dei consumatori, compresa una revisione dei dati sugli sprechi alimentari dell’UE per identificare le principali categorie di alimenti che contribuiscono allo spreco alimentare; 2 – ricerche di mercato con raccolta e analisi della tipologia di scadenza/TMC applicate su 2.296 prodotti appartenenti a dieci categorie di alimenti (frutta / verdura pre-confezionata, pane affettato preconfezionato, pesce refrigerato, prosciutto affettato, latte fresco, yogurt, formaggio a pasta dura, succo fresco refrigerato , pasta refrigerata precotta e salsa ketchup) acquistati in negozi al dettaglio di otto Stati membri dell’UE (Germania, Grecia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Slovacchia, Spagna e Svezia);3 – consultazioni con aziende alimentari, autorità nazionali di regolamentazione e altre parti interessate sulla comprensione e applicazione di quanto previsto dal Reg. UE n. 1169/2011. Lo studio ha stimato che fino al 10% degli 88 milioni di tonnellate di rifiuti di origine alimentare generati ogni anno nell’Unione Europea sono collegati alle date di scadenza/TMC. Le principali categorie di alimenti che contribuiscono allo spreco alimentare sono frutta e verdura, prodotti da forno, carne (compreso pesce e pollame) e i prodotti lattiero-caseari.Le conclusioni generali tratte dall’analisi dei dati raccolti sono che qualsiasi proposta volta a ridurre gli sprechi alimentari attraverso la promozione di azioni di miglioramento delle indicazioni poste in etichetta, dovrebbe concentrarsi su quei prodotti alimentari per i quali è probabile che il consumatore decida di disfarsi dopo aver letto l’etichetta sulla confezione e il cui contributo allo spreco alimentare dell’UE è risultato significativo. Tra tutti i prodotti alimentari analizzati nella ricerca, le maggiori possibilità di prevenzione degli sprechi alimentari (in relazione alle date di scadenza/TMC) sono risultati in capo a latte e yogurt, succhi di frutta freschi, carne refrigerata e pesce. Per altri tipi di prodotto, è risultato più probabile che il consumatore decida di disfarsene a causa di altri parametri quali segnali visivi indicatori di un calo della qualità del prodotto e della sua gradevolezza.
Gli stakeholder intervistati hanno mostrato grande consapevolezza del Reg. UE n. 1169/2011 e dei suoi requisiti e l’indagine di mercato ha mostrato un alto livello di conformità nell’etichettatura dei prodotti alimentari. Quasi il 96% dei prodotti sottoposti a campionamento riportava una data di scadenza “da consumare”(TMC) o “consumare entro”(SCADENZA)” e la dicitura di accompagnamento risultava in linea con le disposizioni del Reg. UE n. 1169/2011. Tuttavia, la comprensibilità delle date indicate in etichetta è stata giudicata scarsa sull’11% dei prodotti campionati. L’indagine di mercato ha rilevato variabilità nelle indicazioni delle scadenze/TMC sia tra i prodotti alimentari che tra gli Stati membri. Dei dieci prodotti campionati per questo studio, solo la salsa, il pane a fette e il succo fresco avevano prevalentemente lo stesso tipo di indicazioni di riferimento in tutti gli otto Stati membri esaminati. Gli altri prodotti risultavano etichettati con una data di scadenza (consumare entro) in alcuni Stati membri, mentre in altri con TMC (da consumare preferibilmente..). Alcuni prodotti praticamente identici, fabbricati da marchi internazionali, riportavano in etichetta in uno Stato membro una data di scadenza e in un altro un TMC, e non è stata trovata alcuna differenza significativa di shelf life media per prodotti dello stesso tipo sia che fossero etichettati con scadenza che con TMC. E’ stata inoltre riscontrata un’ampia variazione sulle tipologie di consigli di stoccaggio e di vita residua del prodotto post apertura della confezione.Gli intervistati hanno informato che la scelta circa la tipologia di scadenza da indicare in etichetta (scadenza/TMC) è stata influenzata da diversi fattori come la sicurezza alimentare, considerazioni tecnologiche, la prassi consuetudinaria nazionale e fattori specifici dell’impresa alimentare. La durata del prodotto è normalmente determinata dalla sicurezza e dalla qualità, ma altri fattori possono influenzare la data specificata, come ad esempio le aspettative dei produttori su come i consumatori conserveranno il cibo, sulle pratiche di vendita al dettaglio in relazione alla data di scadenza/TMC e sul regime di temperatura controllata lungo la filiera, per gli alimenti deperibili tenuto conto del paese in cui il cibo sarà venduto.
Le raccomandazioni dello studio richiedono la produzione di linee guida tecniche per le aziende alimentari su come:- determinare la durata di conservazione; – scegliere tra scadenza e TMC; – esporre in etichetta consigli per la conservazione e istruzioni per la vita residua del prodotto post apertura della confezione;- esaminare le opportunità per una possibile estensione della vita del prodotto. Lo studio richiama le imprese alimentari a porre in atto azioni specifiche per porre rimedio al problema delle etichette illeggibili. Le evidenze della ricerca e delle interviste con le parti interessate indicano che molti consumatori non capiscono le date riportate sull’etichetta dei prodotti alimentari, compresa la distinzione tra TMC e scadenza; tuttavia, gli stakeholder sono risultati divisi sul fatto di cambiare o meno la terminologia. È invece ampiamente sostenuto il perseguimento di campagne di informazione ai consumatori e di divulgazione sui risultati delle precedenti iniziative.